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01 Feb 2016

Tra storia e modernità, in tutta l’isola la grande festa delle maschere e le giostre equestri per scoprire le tradizioni che riportano ad antichi rituali propiziatori. Il gigante Jack Devecchi dal PalaPentassuglia di Brindisi  ha lanciato l’invito a scoprire l’Isola senza fine nella stagione del Carnevale.

La stagione del Carnevale. Il via è stato dato il 17 gennaio fra inedite scenografie naturali imbiancate dalla prima neve caduta sull’Isola, quando in numerosi paesi e borghi sardi sono stati celebrati gli antichi riti di Sos fugarones, i grandi falò accesi nelle piazze in onore di Sant’Antonio Abbate. Le origini del  carnevale sardo si perdono nella notte dei tempi e conservano intatti simboli e fascino secolari che affondano le radici nella sacralità del calendario agrario, della cultura contadina, della saggezza popolare. Le feste, le danze propiziatorie, i dolci ricchi, le maschere e i vestiti, sono elementi di un rituale che evidenzia un legame profondo con la Madre Terra. Alla base del rito stanno una serie di gesti atti a risvegliare la natura dal torpore invernale e a renderla generosa nei confronti dei suoi figli. Come sempre gli eventi clou si concentreranno tra il giovedì e il martedì grasso, che quest’anno danno appuntamento al 4 e al 9 febbraio. 

Le tappe da non perdere. Dal re-regina di Tempio Pausania al fantoccio delle zone del nord e del sud dell’isola, dalle esibizioni equestri dell’oristanese alle maschere lugubri del Carrasecare della Barbagia, il carnevale spezza la  routine di ogni giorno e risveglia il "villaggio" festeggiando con fave e lardo, zeppole e vino il rigore dell’inverno che sta finendo mentre la terra ritorna lentamente alla vita. Mamoiada si anima con i Mamuthones che, vestiti di pelle di animale e viso coperto per nascondere la loro identità, compiono una danza cadenzata dai campanacci caricati sulle spalle. Gli altri protagonisti sono gli Issohadores che indossano un corpetto rosso al rovescio e creano scompiglio tra gli spettatori utilizzando la loro soha, una fune di giunco, per catturarli. A Orotelli ci sono Sos Thurpos, i ciechi, che indossano cappotti di orbace nero con cappuccio a punta e i volti completamente ricoperti di fuliggine. Interpretano la vita contadina e il rapporto tra uomo e animale, padrone e servi. La figura de S’Urzu, le cui origini letterarie sono riconducibili alle parole “orco” o “orso”,  è il personaggio caratteristico di Samugheo, Fonni e Ula Tirso. S’Urzu indossa una maschera che rappresenta la testa di caprone con lunghe corna, una pelle di caprone e un fazzoletto nero da donna per coprire il capo. Su Omadore lo cattura e i Mamutzones  lo uccidono. Il Karrasegare Osinku di Bosa è una delle kermesse più affascinanti:  le rive del fiume Temo con i loro riflessi di luci e colori, i vicoli con gli antichi palazzi e le cantine aperte. Il  martedì grasso si celebra S’Attiddu: le maschere femminili, per lo più indossate da uomini con il volto sporco di fuliggine, girano per le vie emettendo un lamento in falsetto. Alla sera le maschere in abito bianco e con un lanternino cercano Giolzi, Re Giorgio, il vero simbolo del carnevale. La Sartiglia a Oristano e la Corsa alla Stella: i cavalieri guidati da Su Componidori  (il capo corsa), discendono al galoppo la via del Duomo, esibendosi in un'emozionante giostra equestre. Su Componidori, né femmina né maschio, vestito con un suggestivo cerimoniale dalle massaieddas, è il supremo giudice che decide la sorte dei cavalieri, partecipando con loro alla corsa per infilare la stella con la spada e su stoccu, auspicio di buon raccolto.

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Ti aspettiamo in Sardegna, l’Isola senza fine.

Il capitano Jack Devecchi vi invita sull'Isola... Scoprite la magia del Carnevale in Sardegna!

Pubblicato da Dinamo Sassari Official su Lunedì 1 febbraio 2016

 

Sassari, 01 febbraio  2016

Ufficio Stampa

Dinamo Banco di Sardegna