Salta al contenuto principale
14 Dec 2018

Per la prima volta, a quattro anni dalla straordinaria stagione con la Dinamo, Jeff Brooks torna a Sassari. Un giocatore che ha lasciato un ricordo fortissimo nella memoria dei tifosi e del club ma soprattutto ha lasciato un segno profondo e speciale nel loro cuore. Lo abbiamo sentito per un’intervista che sarebbe dovuta uscire sul numero di domenica del magazine DinamoMania ma i tempi stringenti e i fitti impegni delle trasferte di Jeff con Milano ci hanno fatto andare lunghi sulla scadenza di stampa. Non rinunciamo però a goderci il calore delle sue parole, del suo ricordo di Sassari e della sua esperienza qui, da giocatore e da uomo. Delle sue sensazioni per la gara di domenica, quando ricalcherà il parquet del PalaSerradimigni con la maglia dell'Olimpia.

La prima cosa che ti viene in mente se ti dico Dinamo Sassari?
TRIPLETE! Questa è la prima cosa che mi viene in mente. Abbiamo fatto la Storia, abbiamo fatto qualcosa di davvero non comune. Eravamo sempre gli sfavoriti e ne uscivamo sempre in testa: abbiamo usato questo senso generale di sottovalutazione trasformandolo in un vantaggio. Non sono mancati gli up&down ma quando arrivava il momento di combattere per una coppa lo facevamo con determinazione, concentrati e uniti, combattevamo come cani. Eravamo sempre a caccia di un nuovo bottino da conquistare. La Dinamo è parte di me, mi ha aiutato a plasmare il giocatore e la persona che sono e mi ha regalato così tante esperienze meravigliose anche fuori dal campo. Quello fu il primo anno in cui io e la mia fidanzata Benedetta andammo a vivere insieme e ora eccoci qui, sposati e con un figlio meraviglioso. Devo davvero ringraziare per tutto ciò che ho avuto modo di vivere in quella stagione.

Che stagione fu per te da giocatore e cosa comportò per il tuo futuro?
Era il mio quarto anno da professionista, quella esperienza mi ha aiutato a continuare a crescere e migliorare. Sono riuscito ad assumere appieno il ruolo di uomo che teneva tutti insieme su entrambi i lati del campo. Con tutto il talento che avevamo, ciò di cui avevamo bisogno era qualcuno che facesse le piccole cose per completare il puzzle. Quello era il mio lavoro e l'ho fatto al meglio delle mie capacità. L’altra cosa che abbiamo fatto, come sai, è che abbiamo dominato il campionato.

Il più bel ricordo di quella stagione?
I bei momenti che mi vengono sempre in mente sono due. Il primo è personale: è stata l'ovazione che ho ricevuto quando sono tornato in campo nella gara contro Cantú. Era la prima volta che giocavo dopo due mesi e mezzo, costretto allo stop perché non ero stato bene. A sostenermi non c’erano solo le persone che mi erano vicine ma anche la squadra e il pubblico, erano felici che eravamo di nuovo tutti insieme.
Il secondo ricordo è legato alla squadra: l’incontenibile esaltazione e i festeggiamenti ogni volta che abbiamo vinto una coppa. Quando vedi che il lavoro duro, la programmazione, il dolore e le lacrime sono ripagati, è davvero una bella sensazione. Rivedo ancora tutto nella mia mente come fosse ieri: la gente che si rincorre per abbracciarsi, Benedetta e io abbracciati circondati dai fan che esultavano e festeggiavano…

E dei tifosi?
I fan della Dinamo ci hanno sempre supportato, ci sono sempre stati, non importava quale fosse la situazione, hanno sempre creduto in noi. Ci hanno dato la loro energia e noi ce ne siamo alimentati per dare in campo tutto ciò che avevamo. Se anche eravamo sotto di 20 punti loro continuavano a credevano che avremmo ancora potuto vincere. Tante volte ci hanno aiutato nelle partite difficili a superare momenti down e ad arrivare fino in fondo, a vincere. Abbiamo sempre apprezzato tantissimo questa loro passione.

Eravate una banda di pazzi… che ricordo hai di quel gruppo?
Eravamo un gruppo pazzo per via delle diverse e forti personalità dentro una squadra speciale. Ma i miei ricordi preferiti di quel gruppo sono strani… sono gli scontri fisici che ogni tanto avevamo tra di noi in allenamento. Ragazzi  con così tanto spirito di competizione da finire col combattere corpo a corpo perché volevano vincere a tutti i costi un esercizio in allenamento. Quando vedi cose del genere sai di avere una squadra speciale e sai che con gli avversari puoi fare qualunque cosa. Hai la percezione che tutto ciò è più grande del denaro e della fama, che la cosa più importante è vincere e fare il meglio che puoi. Sapevo che eravamo destinati a qualcosa di grande quando vedevo in tutti noi questo atteggiamento.

Il tuo compagno di squadra preferito di quella stagione?
Ho amato tutti i miei compagni di squadra, i miei allenatori e la società. E’ stata una grande famiglia. Il compagno di squadra più importante è stato David Logan, osservare lui ogni giorno e continuare a imparare come essere un professionista migliore è qualcosa che fa parte di me ancora oggi. Ogni giorno arrivava e faceva il suo lavoro, senza fare domande. Ho imparato molto da lui.

Dopo l’annata straordinaria nella Dinamo hai fatto un grande percorso e ti stai prendendo tante soddisfazioni: come vedi il tuo futuro?
Il mio futuro lo vedo giocando il più a lungo possibile. Ogni club per cui gioco è speciale per me, perché è un'opportunità per fare ciò che amo. La Dinamo però è davvero più che speciale, perché qui è stata la prima volta nella mia vita in cui sono stato parte di un’impresa così grandiosa. Siamo stati davvero dei giganti durante quella stagione, tutti potevano percepirlo e capire la grandezza di quello che stavamo facendo. Dalla Dinamo ho imparato come affrontare ogni singolo giorno della mia vita. Ogni giorno mi sveglio, voglio essere un grande marito, un padre, un giocatore e un uomo. Questo approccio alla vita è nato in me quando ho giocato con la Dinamo, quella voglia la di lottare sempre per fare qualcosa di grande anche quando i tempi sono difficili. E' qualcosa che si può imparare con l’esperienza e la mia esperienza nell’imparare questo l’ho fatta a Sassari.

Che gara sarà per te domenica? Come vedi il tuo ritorno sul parquet del PalaSerradimigni davanti ai tifosi?
La partita di domenica sarà emozionante per me, tutto quello che ho vissuto allora passerà per la mia testa fino a che la palla non sarà alzata e farò quello che so fare meglio: giocare al meglio che posso per aiutare la mia squadra a vincere. Sono così entusiasta di vedere vecchi amici, di tornare al PalaSerradimigni e di giocarci ancora una volta. Sarò con una divisa diversa in questa gara ma sarà lo stesso Jeff Brooks che la gente ricorda dai miei giorni con la Dinamo. Giocherò con passione, cuore e forza in ogni momento. Grazie Dinamo e grazie Sassari per quello che mi hai dato. Non ti dimenticherò mai.

 

Sassari, 14 dicembre 2018
Ufficio stampa
Dinamo Banco di Sardegna