
Intervista a tutto campo con Joe Dumars, leggenda NBA: l'ex bad boy fa la sua dichiarazione d’amore alla Sardegna.
Una leggenda vivente, una bandiera della pallacanestro, molto più di un semplice spettatore. Quando al Geopalace è apparso sugli spalti a inizio settembre l’aria si è fatta subito molto elettrica: Joe Dumars, un’autentica icona dell’NBA, si è materializzata a Olbia, in Sardegna. La bandiera dei Detroit Pistons, ospite della famiglia Datome, ha voluto assistere ai match del Torneo Internazionale Geovillage: una prova chiarissima di come il nome Dinamo in questi anni abbia fatto strada, passando da semisconosciuto a noto e ambito anche oltreoceano. Ma cosa porta Joe Dumars in Sardegna? Il basket, ovviamente, ma anche la curiosità di conoscere quella Sardegna della quale ha tanto sentito parlare.
Joe Dumars. Classe 1963, Joe Dumars è stato la bandiera della franchigia NBA dei Detroit Pistons, dove ha giocato dal 1985 al 1999. Quando si è ritirato dalla pallacanestro la sua maglia numero 4 è stata ritirata: oggi Dumars è il general manager dei Pistons. Nel 2006 è stato inserito nella All of fame con Dominique Wilkins e Charles Barkley. Nel suo palmares figurano due titoli NBA (1989-1990), il titolo di MVP delle Finals del 1989; fu convocato sei volte per l'Nba All Star Game, per quattro volte fu inserito nel quintetto difensivo ideale. Nonostante facesse parte dei Bad Boys ("i ragazzi cattivi", il soprannome dei Detroit Pistons dopo la doppietta nel campionato NBA del 1989 e 1990), Joe Dumars era noto per la sua sportività. L’Nba Sportsmanship Award è intitolato a lui (Trofeo Joe Dumars) .
È la sua prima volta in Sardegna?
“Ho sentito molto parlare di quest’isola da Gigi Datome che nel suo periodo a Detroit non faceva che mostrarmi delle meravigliose foto. Mi sono incuriosito e ho approfittato del fatto che mio figlio Jordan (in forza al Brose Baskets Bamberg, ndr) giocasse qui per venire a visitarla di persona”.
Che impressioni ha avuto?
“Quando sono arrivato era notte fonda, la mattina dopo quando mi sono alzato sono rimasto sconvolto: ho aperto la finestra e avevo davanti un paesaggio mozzafiato, sembrava una cartolina. Vivete in un’isola dalla straordinaria bellezza, avete un mare stupendo e del cibo ottimo: adesso sono io a mandare le foto a Gigi. Credo che ci tornerò molto presto”.
Lei è stato un grande giocatore e ora è general manager dei Detroit Pistons, come cambiano le emozioni da giocatore a dirigente?
“È molto strano, quando giochi a basket resti giocatore per tutta la vita: spesso mi capita di vedere una partita e ragionare da giocatore. Ma adesso ho anche la mentalità da general manager quindi quando guardo un match è come se dentro di me ci fossero due persone diverse che guardano la stessa partita, non è facilissimo conciliare queste due personalità”.
E quando vede suo figlio giocare cosa prova?
“È ancora più complicato perché le persone diventano tre: il giocatore, il general manager e il padre. È molto divertente!”
Quali differenze crede ci siano tra il basket NBA e quello europeo?
“Credo che l’aspetto peculiare sia l’atletismo: il basket NBA è molto più atletico e i giocatori sul parquet hanno una stazza generalmente maggiore rispetto ai vostri. Devo dire però che anche il basket europeo è in continua evoluzione e in alcuni top club le squadre iniziano a somigliare molto di più a quelle d’oltreoceano. L’altro aspetto fondamentale è la velocità e il numero di possessi a partita”.
In questi anni il nome della Dinamo Banco di Sardegna è diventato sempre più popolare e quest’anno alla Summer League gli agenti chiedevano di Sassari mentre appena qualche anno fa nessuno sapeva dove si trovasse. Perché secondo lei?
“È semplice: il gioco di Sassari è forse uno dei più simili a quello americano e avete un coach geniale. Vincendo tutto nella passata stagione avete dimostrato di poter fare grandi cose, Sassari e la Sardegna sono diventate una piazza ambita che negli anni ha acquisito sempre maggiore importanza. Sono sicuro che il fatto di vivere su questa isola meravigliosa sia un altro fattore importante. Faccio davvero i complimenti alla società e allo staff”.
Conosce il campionato italiano e che idea ha delle squadre italiane?
“In realtà conosco il vostro campionato di riflesso dai giocatori che ho contattato per venire a giocare da noi, devo dire che quelli che passano in Italia hanno una buona filosofia di lavoro e una grande disciplina. Dei veri professionisti”.
Sassari, 29 settembre 2015
Ufficio Stampa
Dinamo Banco di Sardegna