
Dae su 1960: su Dinamo tv l’intervista a Mauro Bonino
La Dinamo Banco di Sardegna prosegue il suo cammino di celebrazione dei sessant’anni dalla sua fondazione e celebra la sua storia e gli uomini che hanno dato il loro contributo per scrivere importanti pagine di questo percorso. Non poteva sicuramente mancare Mauro Bonino: tra i primi dodici giocatori della storia della Dinamo Banco di Sardegna inserito nella Hall of fame biancoblu, insieme ai soci fondatori e coach Zare Markovski e Stefano Michelini. Il suo soprannome Iceman è nato per la freddezza a cronometro fermo: lui, ligure doc, ha vestito la maglia della Dinamo dal 1992 al 1996 e oggi è tra gli accaniti tifosi che seguono il Banco nelle trasferte continentali. Protagonista dell’ultima puntata del format Dae su 1960, dedicato agli uomini che hanno scritto la storia del club, Bonino ha ricordato con trasporto i quattro anni giocati a Sassari.
A partire dal suo legame con l’isola: “Il ricordo più forte e più bello sono stati i quattro campionati in cui ho giocato, sono annate che mi resteranno per sempre nel cuore: a Sassari sono stato benissimo. All’ottimo ricordo professionale e sportivo, sono anni in cui ho giocato tanto, si unisce anche un bel ricordo personale, umano e familiare: ho conosciuto tante persone e tanti amici con cui sono in contatto ancora adesso. Tornare in Sardegna è sempre un piacere”.
Che ricordo ha dell’Avvocato Milia?
“Con l’Avvocato c’era un rapporto personale molto umano, al di là dell’aspetto sportivo: ricordo che ogni mese andavamo a ritirare lo stipendio nel suo studio ma era sempre l’occasione per parlare. Ho mantenuto un legame forte con la famiglia Milia, resterà sempre quello che c’è stato e che lui ci ha dato come persona prima di tutto”.
Resta qualche rimpianto per non aver mai conquistato la massima serie?
“IN quegli anni abbiamo sfiorato tante volte la serie A, si arrivava ai playoff ma mancava sempre qualcosa per conquistare la promozione. Forse noi italiani non eravamo pronti per andare in A1 e solo alcuni americani erano all’altezza, anche se abbiamo avuto stranieri molto validi. Quegli anni li era la A2 era la dimensione giusta di Sassari”.
Gli stranieri che ricorda con più piacere?
“Tra gli stranieri con cui ho giocato restano nel cuore Erving Thomas, giocatore di sostanza e altruismo voglia di stare insieme: con gli americani generalmente era difficile il rapporto che si stabiliva, bisognava capire se era un giocatore intenzionato a collaborare o giocare i suoi minuti. Anche Curcic era un uomo che ha dato tanto dal punto vista umano, mai preteso un pallone di troppo, sempre disponibile”.
Qual è la sua idea sulla società Dinamo di oggi?
“Credo che la Dinamo sia una società meritatamente leader nel profilo nazionale e continentale, ha raggiunto un livello molto elevato da quello che ho avuto modo di vedere anche dall’esterno, da semplice tifoso, e ha conquistato con diritto le ribalte in cui milita. È un club strutturato e serio, molto seguito e tifato: i miei ragazzi tifano per voi. Posso solo complimentarmi per quello che è stato raggiunto”.
Il ricordo indelebile delle quattro stagioni a Sassari?
“Sicuramente una cosa che non dimenticherò mai e che resterà epica per chi l’ha vissuta è la rissa con i turchi a Bormio. Un evento passato alla storia, con Baker che insegue gli avversari dallo spogliatoio e loro scappano. Una scena che non potrò mai dimenticare”.
Qual è il valore più grande della Dinamo?
“L’augurio più sincero è che continuiate ad avere questo amore e questa passione verso il club. La Dinamo è più di una società, è un modo di vivere, un punto di riferimento per la città. Quindi anche se non sempre vincerete scudetti o coppe europee chi vi tifa e vi segue ha il privilegio di avere una cosa bellissima da godere, da vivere, cui si dedicano tante persone. E se ogni tanto le cose non andranno bene siate grati perché vivete qualcosa di incredibile”.
Mauro Bonino. Classe 1963, originario di Sanremo, Bonino ha vestito la maglia della Dinamo Banco di Sardegna per quattro stagioni ritagliandosi un posto speciale nel cuore della tifoseria che, ancora oggi, gli è molto affezionata. Occhi azzurrissimi, tempra d’acciaio, mano educata e una folta chioma bionda: quando è arrivato a Sassari era il 1992 e in panchina sedeva coach Giampaolo Dore con un giovanissimo Zare Markovski, ancora senza patentino, a dare le direttive dietro la panchina. Bonino è arrivato in Sardegna dalla Fortitudo, in seguito alla cessione di Dallas Comegys alla Effe. Insieme a Casarin e Picozzi ha costituito il solido nucleo italiano di fiducia del Banco degli anni novanta. Nella stagione 1994-1995 ha conquistato il record ai tiri liberi, da cui deriva il soprannome Iceman –uomo di ghiaccio-: in quell’anno Bonino ha chiuso con il 94.6% a cronometro fermo. È al quinto posto dei migliori marcatori di sempre della Dinamo con 1856 punti segnati.
Tra le meraviglie che caratterizzano i corsi e ricorsi della storia c’è il fatto che Bonino la maglia biancoverde ha avuto modo di indossarla ancora: nel 2016, in occasione della All Star Legend Night, Iceman è tornato al PalaSerradimigni per giocare con le Dinamo Legends. A partire dalla prima edizione, disputata contro i veterani dell’Alba Berlino, Bonino non ne ha perso una. Ma l’amore tra il giocatore numero 9 e la Dinamo non finisce qui: negli ultimi anni di cammino europeo Mauro ha spesso vestito i panni di tifoso speciale raggiungendo da Sanremo – sua città natale – i parquet di mezza Europa, armato di sciarpa biancoverde. Un’attestazione simbolica e significativa del profondo legame con il club, ben oltre l’aspetto lavorativo e sportivo.
Guarda l’intervista su Dinamo Tv:
Sassari, 31 marzo 2020
Ufficio Comunicazione
Dinamo Banco di Sardegna