
C’è un particolare che distingue il DNA della Dinamo in ogni stagione, facile o difficile che sia, lo spirito. Quello non manca mai, è un comune denominatore fondamentale, è un’assoluta garanzia di come la squadra interpreta il pensiero dell’allenatore e lo cerca di mettere sul campo in modo battagliero. I ragazzi sapevano che sarebbe stata dura, che la tensione di voler e dover vincere a tutti i costi avrebbe potuto pesare. Hanno giocato una partita tosta, gagliarda, di sacrificio, non si sono risparmiati, sono arrivati stremati alla linea del traguardo ma con due punti chiave in ottica morale e classifica. Il pubblico lo ha capito e ha sostenuto in maniera encomiabile la squadra.
Puoi giocare 1-2 partite con le assenze, saltare tutto un precampionato e dover rinunciare a 3/5 del quintetto avrebbero ammazzato chiunque, per di più in un campionato super competitivo dove ci sono due squadre di Eurolega e almeno 5-6 roster di altissimo livello. Sassari lo sapeva, ha incassato lo schiaffo di Napoli, ha dovuto alzare bandiera bianca a Cremona, si è chiusa in palestra, pezzo per pezzo, la condizione ottimale è ancora lontana, ma ha lottato, strappato per i capelli un successo di vitale importanza.
Ci sono degli elementi positivi, a cominciare dalla straordinaria prova di Tyree, che dopo oltre due mesi di assenza e i pochissimi allenamenti, ha fatto la differenza, grande pressione difensiva, capacità di creare vantaggio per sé e per i compagni, primo passo pazzesco. Il suo talento e la sua fame sono un tesoro troppo prezioso come la solidità di McKinnie che è in crescita, 11 punti, 7 rimbalzi, la sua partita migliore in maglia Dinamo. Deve capire il basket europeo, la tattica, il modo di stare in campo ma il ragazzo dà certezze. È passata troppo sotto traccia la prova di Gombauld, che deve migliorare esponenzialmente ma che si è fatto trovare pronto in determinate situazioni, 13 punti, 5/6 dal campo, 17 di valutazione, senza soffrire un super atleta come Paulicap. Charalampopoulos è troppo importante a livello di equilibrio e varietà di soluzioni, la sua crescita sarà continua, l’ossigeno è ancora in riserva ma le qualità sono indubbie, così come quelle dei pretoriani di Bucchi. Diop, Gentile e Kruslin sono stati caricati gioco forza di responsabilità immani viste le assenze, la stanchezza del precampionato con il collo tirato e la necessità di andare oltre il limite hanno creato difficoltà, ma il loro apporto non sarà mai in discussione.
Chiudiamo con due menzioni, la prima per Alessandro Cappelletti che dà l’anima difensivamente, che lotta come un guerriero e che fa tutte giocate decisive negli ultimi due minuti, assolutamente non scontate, mentre è strano nel basket moderno sentenziare dopo sole 3 partite che il playmaker non può giocare, ci vogliono pazienza, equilibrio e analisi degli elementi di una squadra in chiara evoluzione, perché se andiamo indietro di 1 anno dopo le prime partite della passata stagione c’era un giocatore che non poteva circolare, il suo nome è Chris Dowe e sappiamo come è andata







