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26 Feb 2016

Questa mattina il numero uno biancoblu ha incontrato gli studenti del Liceo Scientifico Spano, invitato all'assemblea di istituto per parlare dell’esperienza e del modello imprenditoriale della Dinamo.

Questa mattina, nell’Aula Magna del Liceo Scientifico “Spano” di Sassari, il presidente della Dinamo Banco di Sardegna Stefano Sardara ha partecipato all’assemblea degli studenti. L’incontro, organizzato dai rappresentanti dell’istituto  ha avuto come tema l'esperienza e il modello imprenditoriale della Dinamo.

L’incontro. Di fronte a un’Aula Magna gremita di giovani, il numero uno biancoblu ha preso parte a un confronto molto partecipato e fortemente voluto proprio dagli studenti, accettato con entusiasmo dal club. Dopo il saluto della Dirigente Scolastica, Maria Paola Curreli, la parola è passata subito ai moderatori dell’incontro, Andrea Cocco e Alice Decandia, due dei quattro rappresentanti d’istituto promotori dell'iniziativa. Ad aprire Andrea Cocco, che ha spiegato il perché della scelta del tema e l'invito al presidente Sardara: “La tematica di oggi rientra in quelle che abbiamo deciso di affrontare durante le varie assemblee di quest’anno. - ha detto - Riteniamo che sia importante confrontarci con qualcuno che è nel mondo del lavoro da molto tempo, così da arricchire le nostre conoscenze e avere un punto di vista concreto”.  La discussione è subito entrata nel vivo del tema: il numero uno biancoblu ha spiegato cosa lo ha spinto, da imprenditore già affermato in un campo completamente diverso da quello sportivo, a scommettere sull'avventura Dinamo. “Sono un grande amante della pallacanestro e nel mio dna la passione per la Dinamo c’è sempre stato. Quando nel 2011 c’era il rischio che la società sparisse e venisse trasferita altrove abbiamo deciso di creare un modello che fosse un’impresa sportiva, che è quello che stiamo cercando di fare tuttora. Un percorso lungo che richiede un discreto impegno ma dà anche tante soddisfazioni. Ovviamente non è facile far coincidere sempre gli obiettivi e le energie in campo, ma il compito di chi coordina è di rodare un motore di una macchina che deve garantire di poter fare molta strada. Dietro una società sportiva ci deve essere un progetto aziendale, il successo non può essere affidato solo al risultato ma si deve basare su un percorso che faccia riferimento ai vari attori che fanno sistema. Con la Dinamo stiamo cercando di fare questo".

Le curiosità degli studenti. La palla è quindi passata agli alunni, coinvolti direttamente dal presidente.  Prima domanda per soddisfare una curiosità semplice ma non certo scontata:  cosa fa e il presidente di una società sportiva, qual è il suo lavoro da un punto di vista strettamente imprenditoriale e organizzativo: “Nella vecchia concezione di società sportiva - ha spiegato Sardara - il presidente è normalmente colui che mette i soldi o li cerca e poi semplicemente va a vedere la partita. Io sono un presidente operaio, come mi chiamano ironizzando all’interno del club, perché noi stiamo costruendo un’azienda. Le società sportive con il vecchio modello del presidente mecenate che finanziava ogni attività ha dimostrato di non funzionare al meglio ed  esporre a troppi rischi, specie quando l'unica fonte che regge il progetto decide di abbandonare e occuparsi di altro. Io oggi faccio da collante tra tutti i diversi settori dell’azienda e lavoro perché la società diventi autonoma, grazie anche alle attività collaterali che esulano dal semplice risultato sportivo, come il food and beverage, il merchandising, la condivisione del percorso con gli sponsor e la cura e i servizi ai tifosi, anch'essi parte importante, attraverso gli abbonamenti, della nostra attività. Voglio però sottolineare una cosa molto importante e che vi dico come foste miei figli - ha aggiunto -  per poter raccogliere dei risultati non bisogna cercare vie più brevi o più facili. La chiave è lavorare tanto, seriamente e duramente, sempre. Questo a mio avviso è l’unico modo per ottenere risultati. Questo vi riguarda personalmente tutti, ora come studenti e in futuro per qualunque obiettivo scegliate di voler raggiungere".

Inevitabile la domanda sulla programmazione di un nuovo impianto: “La struttura è la base per poter fare tante altre cose, ad oggi il Palazzetto è un posto fine a sé stesso per giocare una partita. Se invece dovessimo pensare a una struttura che lavori 7 giorni su 7 si potrebbe pensare di fare cose diverse, con un programma che permetta di utilizzare il palazzo non solo per giocare le partite ma essere usato anche per altri scopi, come ad esempio spettacoli, concerti e altri eventi. Pensiamo a  una struttura solida e importante, per la quale ci vuole tempo, che però potrebbe permettere di lavorare in più modi”.

Dinamo fattore di moda? “Viviamo in una società dove nella culla ci mettono il pallone da calcio, molte persone in questi anni di ascesa del Banco si sono avvicinate al basket pur ammettendo di non conoscerlo bene. Io credo che ciò che contraddistingue la pallacanestro dagli altri sport sia l’adrenalina: quando mancano 30 secondi sul cronometro sappiamo che nel basket può succedere di tutto. Questa è la vera forza del nostro sport che secondo me ha un’attrattiva superiore rispetto agli altri, a prescindere dalla moda”.

In chiusura un passaggio sulla stagione in corso, sui cambiamenti e sui successi degli ultimi anni: “C’è stata una profonda trasformazione della squadra negli ultimi tre anni, cambiamenti necessari  per forza di cose, sia per le scelte dei giocatori sia della società, oltre a dover fare i conti con le possibilità di budget, ma credo che ci siano comunque le potenzialità per fare molto bene”.

 

Sassari, 26 febbraio 2016

Ufficio Stampa

Dinamo Banco di Sardegna