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04 Feb 2017

L’intervista a Tau Lydeka per DinamoMania: un’infanzia nei campi di pallamano, a 16 anni il sogno realizzato di poter giocare a pallacanestro

Tautvydas Lydeka, classe 1983, è uno dei veterani del gruppo che ogni giorno dà il suo contributo dentro e fuori dal campo alla squadra per crescere. Per Tau quella in maglia Dinamo Banco di Sardegna è la sesta stagione in Italia: il suo esordio nella massima serie risale alla stagione 2009/2010 quando debuttò con la Pallacanestro Cantù di coach Andrea Trinchieri, dopo le esperienze nel suo paese natale, la Lituania, e in Ucraina. In Italia Lydeka ha vestito anche la maglia VL Pesaro dal 2010 al 2012 e nella passata stagione sotto le direttive di coach Riccardo Paolini, insieme a Trevor Lacey.

Trentatré anni, occhi di ghiaccio, una presenza autoritaria nel pitturato, la storia di Tau parte dalla Lituania. Il lungo numero 16 ha iniziato tardi a giocare a pallacanestro perché fino ai 16 giocava a pallamano: “Non c’erano molte alternative _racconta_ nel mio paese non esisteva una squadra di basket ed ero costretto a giocare a pallamano. Tutta la mia famiglia, cugini e amici giocavano a pallamano. Ero anche bravino ma ho sempre preferito la pallacanestro e nel mio tempo libero cercavo un canestro per giocare, la scelta è stata naturale e appena ne ho avuto l’opportunità ho seguito il mio sogno”.

Cosa significa essere uno dei veterani del gruppo?

“Essere più grande significa dover essere un esempio per i più giovani, quindi essere più controllato e sempre positivo. Ovviamente non è sempre facile perché sul campo siamo persone diverse, ma io ogni giorno do il mio meglio per poter essere di esempio. Credo che il più grande insegnamento che i giocatori veterani possano dare ai giovani sia di non mollare mai e non essere mai soddisfatti. Io ho 33 anni ma sono convinto di poter ancora migliorare e crescere: lavorando duro ogni giorno in palestra”.

C’è un ricordo impresso dell’inizio della tua carriera da professionista?

“Non c’è qualcosa in particolare, quando ho iniziato a giocare, proprio agli inizi, ricordo un paio di tabelloni spaccati perché ci mettevo troppa foga”.

Qual è il tuo bilancio di questa prima parte della stagione della Dinamo?

“Non è stato un inizio di stagione facilissimo, abbiamo affrontato un periodo difficile con molte sconfitte all’ultimo tiro. Ma ci siamo rialzati e stiamo vivendo un buon momento, andiamo avanti seguendo questa scia anche perché la stagione è ancora lunga e abbiamo tanto da fare”.

A partire dai prossimi impegni in agenda, tra campionato e Basketball Champions League…

“Lavoriamo partita dopo partita, senza forzare niente. Ci stiamo preparando con intensità per affrontare le sfide che ci attendono. Lavoriamo al massimo della concentrazione per farci trovare pronti. Sappiamo di essere artefici del nostro destino: sta a noi dimostrare sul parquet quanta fame abbiamo”.

Che idea ti sei fatto della Basketball Champions League? Ti aspettavi una competizione così accesa?

“La Basketball Champions League è una nuova competizione dove però militano squadre importanti dall’alto profilo, società blasonate e conosciute. Non mi sorprende che ci sia così tanta competizione. Non ci sono partite facili in giro per l’Europa”.

Questo è il tuo sesto anno in Italia…

“Sono qui da sei anni quindi attualmente ho passato la maggior parte della mia carriera in Italia. Inizialmente era strano perché non sapevo niente di questa nazione, il primo anno è stato difficile soprattutto all’inizio, ma anno dopo anno l’Italia è diventato il posto giusto dove vivere e dove far crescere la mia famiglia. Dopo sei anni la cultura del paese dove vivi diventa parte integrante della tua vita, la assorbi quasi completamente. Ecco magari non parlerò ancora un italiano perfetto ma non ho problemi a farmi capire e mi sento a casa. Ovviamente ci sono delle cose che mi mancano del mio paese natale, la Lituania, soprattutto la famiglia e gli amici. Mi manca anche la cucina ma mia moglie è bravissima e anche qui in Sardegna cucina i miei piatti lituani preferiti”.

Il momento più difficile della tua carriera?

“In ogni stagione ci sono up&down, io sono quel genere di persona che usa i momenti negativi per crescere e per puntare a fare sempre meglio. Non saprei dire il momento più difficile come professionista, ma posso pensare a tante piccole situazioni complesse che mi sono servite per trovare nuove energie e migliorarmi”.

Hai due bambini, qual è l’insegnamento che vorresti trasmettergli?

“Credo che l’insegnamento più grande che si possa dare ai propri figli sia aiutarli a diventare delle grandi persone, specialmente dal punto di vista umano. Insegnare loro a non fermarsi mai, non accontentarsi e inseguire i propri sogni. Credo che al primo posto ci sia questo, insegnare loro ad affrontare qualsiasi cosa la vita porti, ma soprattutto diventare delle belle persone”.

Dove ti immagini tra dieci anni?

“Sono totalmente concentrato sul presente quindi non penso a cosa farò tra dieci anni. Ogni tanto penso a cosa potrei fare nel futuro ma non mi forzo, nella mia vita ho sempre lasciato che le cose accadessero naturalmente. Vediamo cosa la vita avrà in serbo per me”.

Quali sono i tuoi obiettivi per questa stagione?

“Crescere ogni giorno, lavorare duro e migliorarmi. Giocare dando il mio meglio, aiutando la squadra e i miei compagni per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati per questa stagione”.

Uno degli obiettivi era la Final Eight, che avete centrato. Che cosa ti aspetti da questa competizione?

“La Final Eight è una competizione molto accesa dove tutto può succedere, si affrontano le 8 squadre più forti del campionato e credo che tutte abbiano le chance di puntare alla finale. Ci sono molti fattori che possono essere determinanti. Sarà fondamentale andare lì determinati e concentrati, consapevoli che tutto può succedere”.

Sassari, 04 febbraio 2017

Ufficio Stampa

Dinamo Banco di Sardegna