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03 Mar 2016

In esclusiva per il nostro magazine DinamoMania, il club biancoblu visto dal giornalista dell Gazzetta dello Sport Mario Canfora

Stagione 2011-12, Sassari comincia ad affacciarsi nei quartieri alti della Serie A. E parte la curiosità nel capire lo sviluppo del fenomeno, perché di tale si trattava. Vedere la Sardegna nella massima serie rappresentava un evento, in effetti. Il passato era troppo… passato per avere ricordi della Brill Cagliari che pure trascorse un bel po’ di tempo in A negli Anni 70. Quindi, tuffarsi sulla Dinamo era diventata quasi una necessità giornalistica. Ebbene, sarà il fascino della Sardegna (probabilissimo), sarà il lavoro del club (probabile) ma al… buio le voci che arrivavano sulla terraferma erano solo positive. Ed ecco scattare la domanda-curiosità del cronista: si potrà mai fare grande basket a Sassari? L’occasione arriva in una gara contro la Virtus Roma, la squadra che ho seguito per anni. Lì, mi imbatto in un “percorso” che porta in breve tempo a delle convinzioni: sì, quella società può farlo. Bastava guardare i volti di chi lavorava nella Dinamo, bastava dare un’occhiata alla gente che affollava il palazzetto, se vogliamo l’unica nota stonata. Ma quando si parla di palazzetti non c’è da filosofeggiare, si tratta di un problema cronico italiano. La maggior parte sono vecchi, poco funzionali, a volte decadenti. Questo passa il convento, vien da dire. E Sassari rientra nella media generale dell’Italia.

Nonostante ciò, Stefano Sardara e i suoi collaboratori non si sono mai arresi. Lavorando in primis per riempirlo, quel palazzetto. E poi fare della Dinamo un fenomeno sociale. Già, quello che mi ha colpito nelle tantissime trasferte sassaresi è stata proprio l’identificazione totale della gente con la Dinamo. Nei bar, nell’hotel, nei ristoranti. Tutti parlano di basket e di Dinamo, come succede nelle piccole province che hanno poi fatto la storia del basket italiano. Penso a Cantù, a Caserta, a Pesaro, a Treviso, ma proprio per citare le prime che mi vengono in mente. Cittadine dove la squadra è sacra, i giocatori diventano amici e si fermano per strada non solo per firmare autografi ma anche e soprattutto per scambiare quattro chiacchiere. Ebbene, sono magie che solo la sana provincia può produrre, e Sassari in questo ha proprio qualcosa di magico grazie anche alle bellezze del suo territorio. Con gli anni, è aumentata l’esposizione mediatica, la voglia di crescere. Dico la verità: in tanti anni di carriera, mi è capitato per la prima volta a Sassari di constatare la bellezza e l’utilità della Club House. Una realtà a me sconosciuta. Vivendo tra Napoli e Roma, trovare tifosi delle due squadre (ma anche solo semplicemente giocatori e allenatori) amabilmente insieme a bere una birra (Ichnusa, ovviamente) al termine di una partita ha rappresentato quasi uno choc. Positivo, naturalmente. In campo non ci guardiamo in faccia, ma fuori siamo e saremo sempre amici, questo è il concetto, sullo stile del terzo tempo del rugby. Se nel resto dell’Italia tutto ciò è impossibile, per Sassari è diventato un vanto. Come il merchandising: che bello vedere tanti bimbi con la canottiere degli idoli di casa. Insomma il vero scudetto, prima di quello realmente conquistato il 26 giugno 2015, la Dinamo lo aveva già vinto fidelizzando tifosi e famiglie che in pochi anni sono passati dalla A-2 a stretto contatto con i grandi giocatori europei, e questo grazie all’Eurolega. Non si può vincere in ogni stagione, è chiaro. Però Sassari lo scudetto dell’innovazione e dell’organizzazione lo avrà sempre: in un basket italiano con poche luci e tante ombre, è tanta roba. 

Mario Canfora. Napoletano di Portici, 48 anni, dal 2008 fa parte della redazione di Roma della Gazzetta dello Sport. Pubblicista dal 1989, professionista dal 2004, è uno dei componenti della rubrica basket del quotidiano più letto d’Italia. Ha seguito, da inviato, le ultime sei finali scudetto e le ultime due fasi finali dell’Europeo al seguito dell’Italia, a Lubiana nel 2013 e a Lilla nel 2015.

 

Sassari, 03 marzo 2016

Ufficio Stampa

Dinamo Banco di Sardegna