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13 Jun 2020

Throwback alla notte che consegnò alla Dinamo il biglietto per la massima serie

Una nottata magica di festeggiamenti fino all’alba: una data destinata a restare per sempre nella storia della Dinamo e del basket isolano. Il 13 giugno 2010 la Dinamo e un’isola intera staccavano il biglietto per la massima serie, trionfando in Gara4 di finale promozione con Veroli. Alcuni dei protagonisti ci raccontano quella giornata unica.

“Il ricordo più bello di quella giornata è l’invasione di campo a fine partita, in cui fummo letteralmente sommersi dall’affetto dei tifosi _racconta con emozione il capitano Jack Devecchi, allora poco più che ventenne_. È stato difficile riportare ordine in campo: c’era da fare la premiazione ma ovviamente la festa è stata lunghissima e non si riusciva a creare lo spazio per consegnarci la coppa. Ricordo questa meravigliosa confusione, ci diedero la coppa con le medaglie, ricordo che pronti-via a Manuel Vanuzzo si era staccata la medaglia dal collo. E poi ci fu un lunghissimo festeggiamento in spogliatoio off limits, c’eravamo solo noi giocatori e società, lo spettacolo i caroselli fuori dal Palazzetto anche dopo due ore dalla fine della partita. Cenammo tutti insieme e poi ci fu il gran finale piazza d’Italia: qui con un centinaio di reduci -verso le tre/quattro del mattino- tutta la squadra insieme ai tifosi abbiamo messo al collo della statua di Vittorio Emanuele il cartonato con una A gigante blu. Certo a pensarci oggi un centinaio non sono nulla contro i diecimila di piazza d’Italia della finale scudetto, ma mi sembra un’immagine perfetta: con la città che l’indomani si è svegliata così, con una A gigantesca nella sua piazza principale”.

Il suo contributo è stato fondamentale per la conquista della massima serie ed è per questo che Jason Rowe resta, anche dieci anni dopo, uno dei giocatori più amati dal popolo biancoblu: “Rircordo bene quei playoff, era una grande competizione, ogni partita era una battaglia: Veroli era la numero uno nel ranking dei playoff ma con i ragazzi abbiamo fatto un grande lavoro individuale per preparare ogni partita e alla fine abbiamo vinto il campionato. In Gara 2 Marcellus Kemp giocò alla grande trascinando la squadra, credo che la chiave sia stata mantenere la calma. Il nostro obiettivo era vincere almeno una delle due fuori casa, sapevamo che se avessimo vinto una partita questi ragazzi sarebbero dovuti venire a Sassari a vincere una partita in casa nostra, cosa molto difficile visto che avevamo il miglior pubblico della Legadue”. Il ricordo di quella Gara 4 è limpido nella testa del folletto di Buffalo: “Ricordo che partimmo molto forti, loro ci recuperarono nel secondo tempo: ma avevamo una grande squadra, un ottimo staff, tutti insieme remavamo nella stessa direzione e credo che questo ci abbia aiutato a vincere. Ogni volta che hai una grande squadra puoi ottenere grandi successi. Fu una nottata magica, non la dimenticherò mai”.

“Mi ricordo che mi ero messo in fila dalle due del pomeriggio per prendere i soliti posti nel settore C, con la finale c’era la corsa ai posti migliori e non volevo perdere il mio per scaramanzia”: può sembrare il racconto di un tifoso qualsiasi e invece in un ironico sliding doors le parole sono di un tifoso d’eccezione che nel 2010 aveva quindici anni e guardava la sua città conquistare la serie A sognando un futuro sul parquet. Futuro che Marco Spissu ha conquistato sul campo e che oggi lo rende profeta in patria della sua Dinamo: “Quando hanno aperto i cancelli ho corso senza sosta per prendere il mio posto. Io e un mio amico avevamo scritto sulla pancia io la A e lui 1: alla sirena ci siamo tolti la maglietta e abbiamo fatto invasione di campo. È stata una festa bellissima con tutta la gente in campo, che emozione!”

Sassari, 13 giugno 2020

Ufficio Comunicazione

Dinamo Banco di Sardegna