
Intervista a Giuseppe Cuccurese, Direttore Generale del Banco di Sardegna, main sponsor della Dinamo.
Una sponsorizzazione ultra decennale diventata orami solida partnership. La Dinamo e il Banco di Sardegna, patrimonio della città di Sassari e dell'intera regione: da salvaguardare, e preservare. Passione sportiva, attenzione al sociale, capisaldi di un sistema che ha creato importanti sinergie fra le eccellenze isolane, e fra gli sponsor. Il direttore generale del main sponsor, il Banco di Sardegna, parla di questa grande avventura fra marketing e sport ma soprattutto della passione dilagante che ha dato vita a una realtà straordinari, oltre il fenomeno Dinamo.
«Effettivamente la Dinamo, per velocità e tipicità della sua impostazione, poteva caratterizzarsi come fenomeno. Adesso però siamo una realtà - dice Giuseppe Cuccurese - . C'era da pensare che dopo il triplete iniziasse una seconda fase di questo progetto, peraltro quella più difficile: quella della consapevolezza, della maturazione. Non bastano più solo entusiasmo e fame di successo, ora serve pensare e agire da campioni d'Italia, combattendo la resistenza delle squadre più blasonate che non vogliono passare la mano. Guardando la classifica al presente possiamo notare un livellamento di valori molto più evidente rispetto al passato. Tutti giocano contro i campioni d'Italia per a fare la partita della vita, si sono rinforzati e guardando all'esempio Dinamo realizzano, come noi in passato, che vera è l'importanza del mezzo finanziario ma, funzionale al consolidamento di un progetto sportivo, sono anche l'organizzazione e una piazza molto coesa. Pistoia e Trento sono esempi in tal senso».
Non più solo simpatica provinciale e rivelazione: dal sogno alla realtà, concreta. Come?
«Una realtà che, in uno stesso anno, in Italia ha vinto tutto. E che ha vinto le partite che contano: abbiamo subito sconfitte pesanti ma al momento giusto ci siamo ritrovati vincenti. Ma nulla arriva per caso. Un triplete si vince se c'è una combinazione di elementi: l'umiltà, lo scorso anno un fattore premiante; il duro lavoro di tutti, non solo della squadra; grande impegno; qualità delle persone e non soltanto di roster e staff tecnico, che è da dare per scontata, ma di tutto l'ambiente compresi i tifosi che ne sono componente fondamentale; grande motivazione; sponsor coesi; una società bene impostata. Quando tutti questi aspetti vanno a fattor comune arrivano i successi, come nel caso della Dinamo. Nei momenti difficili abbiamo fatto quadrato e il campo ci ha ripagato».
Il ciclo biancoblu.
«L'apice del ciclo biancoblu era previsto per il 2018 con lo scudetto, vinto invece in questo 2015 assieme a Supercoppa e Coppa Italia. Si doveva essere consapevoli che il suddetto ciclo difficilmente si sarebbe ripetuto. Al contempo si doveva essere comunque consapevoli che Sassari era entrata a pieno titolo nel gotha della pallacanestro italiana. Bisognava però mettere in preventivo che cambiando gran parte dei giocatori, come spesso accaduto, occorresse del tempo per amalgamarli. Ma il tempo, da campioni d'Italia, è poco e scorre più veloce: sin da subito si doveva dimostrare di essere la squadra da battere. Siamo in rodaggio, ma anche Milano e Venezia lo sono».
Se la serenità – e il palazzetto - diventano un fattore.
«Siamo in rodaggio, da questo arriva la delusione del fatto sportivo. Ci eravamo abituati troppo bene, e d'altra parte si va al palazzetto per vedere la squadra vincere e giocare bene. Ma il campionato è lungo, c'è tutto il tempo per rivitalizzare la squadra e non dimentichiamoci che siamo secondi in una classifica molto corta. Ricordiamoci anche che nei momenti difficili, ne abbiamo avuti tanti in passato vedi le cinque sconfitte consecutive della scorsa stagione, il tifo e la città all'unisono, hanno rappresentato il sesto uomo in campo. Il nostro palazzetto era di fatto un'arena in cui si giocava sino all'ultimo secondo con energie a volte inaspettate ma con la tranquillità al tiro che portava il roster ad avere percentuali molto alte. Il fattore in più rispetto alle altre piazze: la serenità, l'assenza di pressione su chi è obbligato a vincere a tutti i costi. Così deve tornare ad essere. Non possiamo regalare questo vantaggio competitivo agli avversari».
Amore e passione per la squadra come antidoto alla delusione e i momenti difficili.
«Ognuno manifesta la delusione come crede. I fischi nello sport sono una manifestazione di non soddisfazione ma non devono mai essere fini a se stessi, mai distruttivi. Serve la critica costruttiva, che permetta di continuare a lavorare tutti assieme, difendendo lo scudetto con l'orgoglio e la forza che solo stando uniti si possono esprimere. Lo sportivo per definizione deve avere pazienza quando le cose vanno bene e vanno male. Stiamo vivendo un momento difficile. L'amore e la passione per la Dinamo devono andare oltre le schermaglie e ciò che nulla ha a che vedere con il fatto sportivo».
Cosa rappresenta la Dinamo Banco di Sardegna?
«Traendo spunto da esperienze straniere di grande rilevanza come Real Madrid e Barcellona, Sassari è passata dall'essere solo una squadra di basket all'essere una realtà andata ben oltre il fatto sportivo. È diventata impresa che dà lavoro a decine di persone coinvolgendo un indotto molto importante. È realtà che viene citata ad esempio per la capacità di abbinare lo sport al sociale, alla scuola, alla formazione. È bacino di grandissima aggregazione di ragazzi e di famiglie, all'interno e fuori dal palazzetto, basta guardare la Club House, punto di incontro in cui ci si ritrova. È motore importante che fa crescere la città. La Dinamo è stata capace di attirare oltre 100 sponsor, e parliamo di eccellenze regionali e nazionali. Non accade se non si ha un progetto serio e a lungo termine. La Dinamo è diventata a pieno titolo l'ambasciatore della Sardegna in Italia e in Europa. Tutti aspetti che vanno ben oltre l'essere semplicemente una squadra».
Oltre il mero fatto sportivo.
«Per questo, quando si analizza il fatto sportivo, non lo si deve analizzare solo come risultato fine a se stesso, ma nell'ambito di quel che la squadra rappresenta. La Dinamo come società si basa sul grande lavoro svolto con passione e professionalità dietro le quinte: il match domenicale ne è espressione e rappresentazione, ma non è tutto. La società e la squadra, ormai un tutt'uno, vanno apprezzate e sostenute per quanto fanno e per quello che rappresentano per la Sardegna in un momento in cui l'Isola ha bisogno di esprimere delle eccellenze. A prescindere dal momento particolare, credo che la Dinamo abbia da tempo intrapreso un cammino virtuoso. Cammino che tutti noi vogliamo e dobbiamo sostenere perché sarebbe un peccato non riuscire a sostenerlo. Il palazzetto deve tornare fattore premiante: 5000 persone che tifano e sostengono la squadra».
Sassari, 29 dicembre 2015
Ufficio Stampa
Dinamo Banco di Sardegna