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19 May 2017

La squadra, il sistema Sassari, l’isola e i suoi tifosi: Trevor Lacey a tutto tondo su una stagione vissuta da protagonista
 

Fine stagione, tante emozioni: come ti senti?

La stagione è finita in una maniera che non ci aspettavamo, questa è un po’ la pazzia del basket. Abbiamo lavorato tutto l'anno per andare più avanti possibile e provare a vincere il campionato ma sfortunatamente ciò non è accaduto. Abbiamo comunque imparato tanto da questa annata, da questa squadra, dal nostro coach e dallo staff. Ci possono essere momenti duri ma se si sta insieme, si lotta uniti, si possono raggiungere obbiettivi come la finale di Coppa Italia, arrivare ai playoff, rimontare in Europa… Eravamo finiti in una buca – che è una cosa che può capitare – ma la cosa più importante è che ci siamo guardati in faccia, abbiamo combattuto insieme per uscirne e ci siamo riusciti. Il mio infortunio è stata una situazione sfortunata proprio nell'ultimo minuto dell'ultima partita della stagione, volevo prendere quel rimbalzo a tutti i costi, provare ad avere un altro possesso, ma alla fine mi è arrivata una gomitata sulla faccia. Adesso penserò a riposare e riprendermi durante l'estate, e sono certo che tornerò più forte di prima.

Il più giovane tra i titolari ma in brevissimo tempo sei diventato un punto riferimento fondamentale del gruppo

E’ stata la prima volta che mi sono ritrovato ad essere il più giovane del quintetto, però son sempre stato il punto di riferimento delle squadre in cui ho giocato sin dai tempi dell' high school, poi al college e anche l anno scorso a Pesaro ero uno dei maggiori contributori della squadra. Quest’ anno essendo il più giovane ho avuto la possibilità di imparare tanto ma anche di essere me stesso, è sempre una cosa buona poter imparare perché ovviamente non conosciamo tutto, anche alcune cose che già pensavo di conoscere le ho migliorate grazie alla costruzione del sistema di gioco, all’ aiuto dei compagni, ho imparato ad essere più efficiente e utile alla squadra.

Qual è  il fattore che ritieni sia stato decisivo in questo percorso di crescita?

Credo che sia un mix tra le capacità del coach e il sostegno del gruppo. Fin dal mio primo giorno qui il coach ha riposto un'estrema fiducia in me, mi ha detto di giocare come so fare ed essere me stesso. Ed anche quando sono stato in difficoltà ha continuato a credere in me. Questo è ciò che un giocatore vuole sentirsi dire, perché anche se non si è perfetti sapere di avere la fiducia ti spinge a dare quel qualcosa in più e a fare sempre meglio. A questo si è aggiunto il supporto dei miei compagni, che per tutta la stagione, anche durante gli allenamenti, mi hanno sempre incitato a giocare alla mia maniera, a non essere timido,  a non preoccuparmi del fatto di essere il più giovane. Appena ho unito tutti questi pezzettini ho iniziato a giocare il mio basket ed è venuto fuori il meglio di me.

 Cosa ti ha insegnato questa stagione?

Dal punto di vista del campo ho imparato a lottare contro ogni avversità, come ho detto eravamo dentro un buco nero nella prima parte della stagione ma avevamo piena fiducia l’uno nell’ altro, dai compagni allo staff, e siamo riusciti a tornare nelle posizioni migliori.

Credo di essere cresciuto anche dal punto umano, sono diventato papà, ho dovuto cambiare alcune delle mie abitudini, la mia visione del mondo si è senz’altro ampliata. Quella in Sardegna è stata la mia prima esperienza in un’ isola, non ho mai vissuto così vicino all’ acqua. Come potrete immaginare è totalmente diverso dall’ Alabama che è uno stato circondato da terre. Ho provato a imparare un pochino di italiano, ad assaggiare il cibo del posto mentre l’ anno scorso a Pesaro ho mangiato tutti i giorni al fast food. Quest’ anno ho provato a prendere un po' di più della vostra cultura, sono diventato più amico degli italiani, del mio compagno di stanza delle trasferte, Lollo, davvero un gran bravo ragazzo. Ma anche Diego e Tatu, miei grandi compagni di sfide ai videogiochi. Jack con la sua esperienza mi ha spiegato tanto su Sassari e  anche Brian. Ho provato ad essere più aperto, ho scoperto questa bellissima isola, ho visitato posti come Roma, Firenze, ed altri che non avevo mai visto prima e mi sono dato la possibilità di imparare qualcosa in più della vostra storia.

Cosa ti porterai appresso di tutto questo, qual è la cosa che immagini di raccontere ai tuoi amici quando rientrerai a casa per le vacanze?

Dal punto di vista sportivo porterò con me tutto ciò che ho imparato qui e lo straordinario affetto dei tifosi. Sono stati fantastici, il palazzetto sempre pieno, e anche quando si perdeva rimanevano lì ad applaudirci e incoraggiarci. Questo si vede raramente nello sport americano.

E’ difficile spiegare qualcosa ai miei amici su questa esperienza, dovrebbero venire qua a viverla in prima persona per poterlo capire. Gli abitanti dell’ Alabama sono persone molto chiuse, rimarrebbero completamente stupiti, è proprio una cultura diversa. Di solito quando torno parlo del cibo. Ad esempio in America pensiamo che la "salsa Alfredo" sia qualcosa di tipico italiano, la prima volta che sono stato qui ho ordinato una pasta alla Alfredo e mi hanno risposto totalmente stupiti ‘ma cosa sarebbe?!!?, non esiste!’  E fa parte di quelle cose che gli americani hanno inventato ma che quando vai nei paesi capisci che sono tutte un artificio. Perciò racconto anche queste cose ai miei, provo a "educarli"  su questo tema, a non farsi fregare da finti miti. Ho visto tanti posti per la prima volta, farò vedere loro le foto della Sardegna, nessuno della mia famiglia e dei miei amici è mai stato su un isola quindi sicuramente mi faranno mille domande, anche sul fatto che viaggiassimo ogni volta per andare a giocare nella penisola e in Europa.

Il tuo bilancio su questa annata?

Siamo riusciti a cambiare l’ andamento della stagione in positivo e questo è un fattore fondamentale perché non succede in tutte le squadre, e ne abbiamo visto tante che non sono riuscite a riprendersi. Abbiamo avuto alti e bassi come la maggior parte delle altre. Siamo veramente una bella squadra, non mi era mai capitato di stare in un gruppo così eterogeneo. L’ anno scorso a Pesaro c'erano solo italiani e americani, quest’ anno ho avuto la possibilità di confrontarmi con culture diverse, dalla Nigeria alla Serbia, dalla Croazia alla Lituania. E i sardi ci hanno fatto sentire a casa in ogni momento. La stagione è stata positiva, anche se avremmo voluto fosse grandiosa, ma di certo abbiamo costruito qualcosa di importante, faticando moltissimo e trovando la quadratura fino ad arrivare al 4°-5° posto. Perciò ci aspettavamo di più da noi stessi pur avendo sempre dato il massimo.

Sassari, 19 maggio 2017

Ufficio Stampa

Dinamo Banco di Sardegna