
Il Carnevale di Mamoiada è una delle manifestazioni tradizionali più antiche della Sardegna. La celebrazione dei riti e delle feste di un mondo arcaico, misterioso, in cui il rapporto tra uomo e natura diventa viscerale, stretto, indissolubile
Il Mamuthone è probabilmente la più nota tra le maschere del carnevale dell'isola. Vestito di pelli porta dei pesanti e rumorosi campanacci sulle spalle. Il viso è celato dietro una maschera di legno di pero, "sa visera", tanto affascinante quanto inquietante. I Mamuthones sfilano in gruppi di dodici, come i mesi dell'anno, disposti in due file. Il loro passo solenne e ritmato è a metà tra una danza e una processione. Intorno a loro si muovono i coloratissimi Issohadores.
I Mamuthones fanno la prima apparizione il 17 gennaio in occasione della festa di Sant'Antonio, subito dopo per la Domenica e il Martedì del carnevale mamoiadino, e oggi sono anche attrazione di molte feste folkloristiche di altri paesi dell'isola e nel mondo
Origine delle maschere
Le due maschere sono state oggetto di diversi studi archeologici, i Mamuthones avrebbero origini sarde risalenti al 19° secolo, mentre gli Issohadores sarebbero più recenti, legate alle tradizioni antiche spagnole.
Differenziazione delle due maschere
I Mamuthones, di cui si ignora l’origine del nome, hanno un andamento lento e silenzioso, a differenza degli Issohadores che ravvivano la festa con abiti colorati. Le due maschere però non si separano mai durante la sfilata
Gli Issohadores sono uomini vestiti in corpetto rosso, Sa Berritta (copricapo), cartzas (o cartzones, pantaloni bianchi) e s'issalletto (piccolo scialle), che scortano i Mamuthones. Con dei lacci catturano le giovani donne in segno di buon auspicio per una buona salute e fertilità.
La vestizione
Gli uomini che impersonano i Mamuthones e gli Issohadores vivono una metamorfosi. Il carnevale infatti inizia con la vestizione, un momento solenne e intenso. Il rito, tra il sacro e il profano, viene condotto da una guida che celebra da un altare in un clima di mistero e suggestioni di tempi passati. Ogni gesto è codificato, passo dopo passo le maschere indossano i loro abiti, e nel momento in cui indossano la maschera, "sa visera", la metamorfosi è conclusa. Gli uomini diventano maschere, perdono la loro identità e la parola, sono ormai essere misteriosi che rispondono a tradizioni antichissime.
Il corteo
Il passo cadenzato dei Mamuthones è una danza che ha valore apotropaico, risveglia la natura e allontana il male. Gli Issohadores veloci e agili danno il tempo ai Mamuthones mentre lanciano un laccio di vimini, "sa soha", tra il pubblico che assiste facendo prigionieri. In passato venivano fatti prigionieri i nobili o comunque i ricchi per augurare loro una buona annata, questi per sdebitarsi dell'onore ricevuto offrivano vino e dolci a tutto il gruppo. Oggi vengono catturate autorità locali con lo stesso intento del passato.
L’altra maschera
Juvanne Martis Sero è l’altra celebre maschera del Carnevale di Mamoiada. Si tratta di un fantoccio sistemato all’interno di un carretto, trainato da un asino e adornato con delle frasche. Il suo aspetto è caratterizzato da una grande testa di legno, collegata tramite un tubo ad una damigiana. È vestito con abiti di velluto ed ha un’imbottitura di paglia all’interno della pancia. Il Martedi Grasso viene portato in giro dai suoi “parenti”, uomini con il viso annerito e vestiti con abito femminile, cantando una sorta di nenia, un pianto per lo più incomprensibile. Sembrano canti funebri, ma in realtà sono ironici. Durante le soste la damigiana viene riempita con le offerte degli abitanti e consumato dai parenti sino all’arrivo in piazza, in cui Juvanne Martis Sero subisce un intervento chirurgico e muore.
La morte di questo personaggio segna la fine del Carnevale che si conclude con la consumazione del piatto tipico del Carnevale di Mamoiada: carne di maiale, accompagnata da fave e vino locale
Sassari, 17 febbraio
Ufficio Comunicazione Dinamo Banco di Sardegna