
“La pazienza, la perseveranza e il sudato lavoro creano un'imbattibile combinazione per il successo.”
Se la Dinamo non avesse avuto pazienza avrebbe perso la sua identità e il suo filo conduttore di sempre, quello di avere una squadra competitiva e di saper “aspettare” i suoi giocatori.
Il campionato italiano per il bene del nostro basket, ma che per ovvi motivi non gioca a favore di Sassari, è diventato un mare magnum di grandi ambizioni, di proprietari dal peso specifico internazionale, da squadre con budget molto alti. È sempre più difficile competere rispetto al passato anche con gli stessi mezzi. Oggi ci sono Milano e Bologna livello Eurolega, ci sono Venezia, Brescia, Tortona, Napoli e Reggio Emilia, la Dinamo deve avere ancora più pazienza, deve fare delle scommesse, non sempre puoi far diventare oro tutto quello tocchi, ma devi essere consapevole di vivere una realtà diversa. Le due semifinali Scudetto consecutive sono un’impresa titanica nel post Covid, Bucchi è diventato il top player su cui costruire le proprie certezze, fatte di lavoro, spessore umano e competenza.
Ecco che gli infortuni e la preseason, insieme alla mancanza di risultati, avevano offuscato le scelte, che dopo due settimane sembravano tutte sbagliate, il francese è scarso, Tyree è egoista, McKinnie vale zero, il greco deve subito andarsene, Cappelletti un disastro, Kruslin non è più lui, Whittaker è da A2.
Chiunque avrebbe potuto nascondersi dietro all’infortunio di Bendzius, pilastro della squadra, o a quello di Diop, anima e cuore dei Giganti, senza dimenticare tutto quello che è successo dal raduno in poi. Il primo allenamento vero è stato l’11 ottobre.
Tutti tranne la società e il coach, che hanno stretto i denti, confidando nel lavoro e nelle proprie scelte. Il presidente ha messo subito in chiaro la posizione di Bucchi, l’allenatore bolognese non si è pianto addosso, si è rimboccato le maniche e ha cominciato a ricostruire il roster pezzo per pezzo, recupero dopo recupero.
La squadra vista con Milano ha tutto per essere una squadra vera, difesa, identità di gioco, organizzazione e capacità di combattere. Quello che mancava era la consistenza, l’esserlo nei momenti duri, sia con Scafati che con l’Olimpia il Banco ha dimostrato il contrario e lo hanno dimostrato i protagonisti, questo è stato lo step decisivo di crescita.
Le porte girevoli o il continuo cambiare o mettere in discussione solo in base al risultato sono armi che possono ritorcersi contro. Sicuro i risultati sono fondamentali, sono la benzina per la competitività, ma l’essere consapevoli della realtà in cui giochi e con i mezzi con cui giochi (ad oggi ancora senza play e pivot e non è poca roba) fanno tutta la differenza del mondo.
Ci saranno altri momenti duri, il calendario ci mette di fronte a grandi squadre, Atene e Brescia, la più forte oggi in campionato senza le coppe, ma la Dinamo ha dimostrato che il lavoro e l’avere pazienza possono essere armi decisive.
Dicevano che la pazienza è la più grande delle preghiere, è durissima giocarsi lo Scudetto o i trofei, è durissima rimanere a galla, ma una cosa è certa, la Dinamo ha sempre trovato il modo di reagire ad ogni emergenza e difficoltà con grande cuore e siamo sicuri lo farà anche questa volta.







