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16 Mar 2020

Il racconto di un tifoso speciale: il padre fondatore Bruno Sartori ci catapulta direttamente nel campionato 1965-66

Il Campionato 1965 -1966 della B Nazionale vede la Dinamo affrontare per la prima volta le squadre del continente. Il girone d’andata, contrariamente alle previsioni, va benino. Nel girone di ritorno il cemento del Meridda ospita la Tao Te di Casale in lotta per la promozione. La partita, triste presagio, inizia con un minuto di raccoglimento (non ricordo il motivo ma la foto lo documenta in maniera inequivocabile). Lo svolgimento vede una Dinamo condurre la gara con grande sicurezza e, contrariamente alle aspettative della Tao Te, vince la partita. A quel punto un giocatore del Casale, tale Carossa, proditoriamente provoca il pubblico -le gradinate erano a  meno di un metro dalla linea laterale del campo- che reagisce in malo modo, vola qualche ceffone, il campo viene invaso, gli ospiti e gli arbitri si rifugiano negli spogliatoi. Il primo e unico incidente del genere verificatosi in 60 anni. Morale della favola io ho un travaso di bile che mi terrà lontano dai banchi di scuola per una settimana, la Dinamo perde a tavolino i 2 punti conquistati sul campo e, inanellando successivamente una serie di insuccessi, retrocede nella D Nazionale, dato che la composizione dei campionati allora veniva spesso modificata.

Passano un po’ di anni e a Sassari vengono organizzati gli Universitari di basket: di mattina presto mi trovo a passare, alla guida della vecchia Fiat 1100 di mio padre, dalle parti dell’ Ippodromo e vedo tre spilungoni che, coi loro borsoni griffati Cus Torino in spalla, sono in cammino verso il Coni. Rallento con l’intenzione di interpretare il ruolo del buon samaritano quando riconosco, come potrei dimenticare, fra i tre proprio quel Carossa autore del misfatto. Chiedo se è gradito un passaggio e alla risposta affermativa rispondo che, a bordo della mia auto, solo due di loro sono graditi, li faccio salire e gli faccio caricare i bagagli. Apostrofo il terzo con un “Signor Carossa, se si vuole allenare a Sassari qui c’è l’ Ippodromo, ci corrono i cavalli, che sono animali nobili, ma, anche in carenza di tale nobiltà, possiamo eccezionalmente fare correre un asino come lei”. Risalgo in macchina e riparto con i suoi compagni che sghignazzano. Scomparso alla sua vista, fatti un paio di centinaia di metri, ritorno indietro e lo troviamo sorpreso e impietrito esattamente come e dove l’avevamo lasciato. Lo rendo edotto degli effetti del suo deprecabile comportamento sul mio fegato. Lui cerca di giustificarsi, dicendo che perdendo la partita a Sassari avrebbero potuto compromettere quella promozione che, con mio grande piacere, non ottennero malgrado i due punti rubati al Meridda e io gli illustro in maniera chiara e senza peli sulla lingua come lo giudico come uomo e come sportivo. Li faccio scendere davanti al Coni dicendo che se ci fosse stata una giustizia con lui in campo il Cus Torino non avrebbero meritato di vincere neppure una partita. Si dice spesso che il perdono allevia il dolore ma vi garantisco che ogni tanto una sana e bonaria vendetta ti regala una gratificante soddisfazione.

 

Bruno Sartori

Sassari, 16 marzo 2020

Ufficio Comunicazione

Dinamo Banco di Sardegna