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02 May 2016

Grande successo questa mattina per l’evento conclusivo del progetto One Team della stagione 2015/2016 portato avanti da Dinamo e Fondazione Dinamo con la preziosa collaborazione dello sponsor Sigma.

Lo sport come maestro di vita, questo il tema del main event che ha concluso il secondo progetto One Team della stagione 2015/2016 della Dinamo Banco di Sardegna e Fondazione Dinamo, al secondo anno di programmazione del progetto di responsabilità sociale sponsorizzato da Eurolega. Al PalaSerradimigni circa duemila studenti hanno assistito all’incontro tra la Dinamo e il velista Andrea Mura, eccellenza tutta isolana della vela mondiale: sul parquet di piazzale Segni si sono incontrate due protagonisti dello sport sardo, simbolo di una Sardegna competitiva alla ribalta nazionale. A presentare Andrea Sechi, voce delle telecronache delle imprese biancoblu per l’emittente Videolina, media partner dei campioni d’Italia.

Carcere di Alghero. Primo appuntamento alle 10 alla Casa di reclusione di Alghero: protagonisti dell’ultimo incontro con i detenuti Andrea Mura e il coach della Dinamo Federico Pasquini. In apertura i saluti della Direttrice della casa dottoressa Milanesi: “Voglio dare il benvenuto per l’ultima volta alla Dinamo Banco di Sardegna, in questa giornata conclusiva del progetto portato avanti insieme. In questo ultimo incontro ci tengo a ringraziare la società per aver proposto questo progetto in sinergia e aver partecipato con entusiasmo lungo questo percorso. È un onore per noi avere qui Andrea Mura, io sono una grande appassionata di vela e sono particolarmente lieta di averlo qui come ospite”.

La palla dunque ai due special guest che hanno raccontato la loro esperienza professionale e umana. Andrea Mura: “Buongiorno a tutti, è un piacere essere qui oggi: i temi vela e valori sono strettamente legati. Non so se vi sia mai capitato di andare per mare, è difficile spiegare a parole quali sensazioni dia viaggiare in mare: lo iodio, i profumi, l’incanto della natura. Io ho iniziato da piccolissimo, 3-4 anni, con mio padre, e la mia fortuna è stata continuare in questo percorso. Spesso i bambini iniziano uno sport ma poi lo abbandonano: per me non è stato così, la vela è diventata il mio sogno, al quale ho dedicato tempo ed energie, rinunciando spesso a tutto il resto. A 15 anni ho iniziato a girare il mondo e questo mi ha fatto crescere molto, sono dunque iniziate le campagne olimpiche e poi quelle oceaniche, navigando da solo in mare. Navigare in solitaria è una delle cose più difficili, soprattutto perché si è soli, senza assistenza, per tanto tempo. Oggi ho 52 anni e continuo a competere, credo che sia fondamentale tenere allenata la mente più che il fisico. Devi avere voglia di competere, di raccogliere nuove sfide. Questo è ciò che alimenta, ogni giorno, la passione. La vela è uno sport di team, ogni ora di navigazione corrisponde a mesi di lavoro della squadra che prepara la barca per ogni evenienza. La barca diventa come un figlio, sempre da crescere, implementare, aggiornare. Ma tutto ciò che investi ti viene restituito sotto forma di ricchezza, di crescita spirituale e umana: è un valore che non ha niente a che fare con i soldi”.

“La mia è una storia ordinaria di una persona normale che ha avuto la fortuna di coronare il suo sogno e trasformare un hobby in lavoro _ha invece spiegato Federico Pasquini_ quando vai in palestra alimenti un sogno, nel quale devi credere sempre: quando ho iniziato ad allenare a 18 anni non avevo idea che un giorno avrei vinto uno scudetto come general manager o che avrei allenato David Logan. Credo che ci voglia anche un pizzico di fortuna, ed essere nel posto giusto al momento giusto. Restare attaccato al tuo sogno ti dà energia e ti permette di investire questa grande carica. La mia è una storia normale, ma facendo questo lavoro ho avuto modo di sentire tante storie diverse, più incredibili della mia. Ci sono molti giocatori per cui la pallacanestro è stata la salvezza, ciò che ha permesso loro di allontanarsi dalla strada. Ho conosciuto molti ragazzi che hanno dato anima e corpo per la pallacanestro. È stato il loro obiettivo a permetterne il riscattoi da una condizione difficile: hanno preso un bivio che li ha condotti nella giusta direzione“.

In chiusura domande e curiosità da parte dei detenuti, quindi la consegna degli attestati di partecipazione al programma One Team. Uno degli ospiti della casa di reclusione ha letto una lettera scritta per la squadra: “Vi ringraziamo per aver guardato anche dalla nostra parte, con sentimento di vicinanza riguardo a un realtà come quella carceraria, solitamente emarginata dalla società esterna”.

PalaSerradimigni. Di fronte a circa duemila persone si è svolta la seconda parte della giornata, con l’incontro pubblico con gli studenti. Ad aprire l’evento la proiezione sul Cubo Vision di un video riassuntivo delle sessioni dei due progetti One Team svolte nell’Istituto comprensivo Latte Dolce Agro e quelle nel carcere di Alghero: presenti nel pubblico anche autorità e istituzioni con Briuo Perra, presidente Fip regionale, l’assessore alle politiche giovanili e allo sport del Comune Maria Vittoria Casu e una rappresentanza del Rettorato dell’Università degli Studi di Sassari. A fare gli onori di casa il giornalista di Videolina Andrea Sechi, e il presidente della Fondazione Dinamo, Carlo Sardara, che ha spiegato cosa One Team rappresenti per la società.

“One Team è un progetto portato avanti dall’Eurolega che usa il basket come strumento di integrazione nella comunità _ha detto_ .Uno degli elementi fondanti della mission della Fondazione Dinamo è quello di dare supporto ai giovani nella crescita e  per questo ha sposato con entusiasmo questo progetto che ha gli stessi intenti. Questo è il nostro secondo anno di One Team, lo scorso anno abbiamo coinvolto l’Istituto Comprensivo di San Donato, con l’obiettivo di dare degli strumenti di inserimento e analisi delle problematiche giovanili. Quest’anno abbiamo portato avanti prima il progetto con la scuola Media di Latte Dolce, con l’aiuto di due tirocinanti dell’Itas e un secondo progetto con la casa di reclusione di Alghero che è stato davvero interessante e arricchente. Prima di venire qui il coach Federico Pasquini e Andrea Mura hanno incontrato i detenuti che hanno partecipato al progetto. È importate sognare e porsi degli obiettivi ma soprattutto lavorare per realizzarli. Come testimonial d’eccezione abbiamo Andrea Mura che è un’eccellenza della vela mondiale, dimostrazione di come nulla sia impossibile“

Poi la parola passa ai due One Team Ambassador: Jack Devecchi e Brent Petway. “Noi sappiamo che il progetto One Team è importate e che tanti giovani ci seguono, ci piace essere un buon esempio _ha esordito il capitano biancoblu_ per questo dall’anno scorso portiamo avanti i progetti con ragazzi e adulti, provando a trasmettere cosa significa essere parte di un gruppo. Il progetto al carcere di Alghero è stato meno facile perché comunque ti confronti con adulti che hanno sbagliato ma ne sono consapevoli. È stato un po’ più complesso ma molto appagante”. “Nel carcere la cosa più incredibile è stata confrontarsi con detenuti e capire quante storie ognuno portava con sé_ ha spiegato Brent Petway_  hanno mostrato una grande voglia di confrontarsi. Arrivavano da tante parti del mondo e anche noi abbiamo imparato davvero tanto in questi incontri”.

È quindi il momento di chiamare sotto i riflettori lo special guest: Andrea Mura, velista famoso in tutto il mondo per le sue imprese. Sul Cubo Vision le immagini delle sue traversate. Andrea ha raccontato alla platea rapita del suo amore per la vela e per il mare, mare che trasmette tanti messaggi e lezioni di vita: “Correttezza, rispetto del prossimo e della natura, il mare insegna tante cose - ha detto - Non ci crederete mai ma soffro il mal di mare, eppure... Lo sport è davvero maestro di vita. Sono molto contento di poter essere qui, io e la Dinamo abbiamo tanto in comune: anzitutto la passione per lo sport e la vita. Quando la Dinamo ha realizzato l’impresa del triplete mi sono sono riconosciuto nella fatica, e nella volontà e l’orgoglio di portare la bandiera della Sardegna in Italia e nel mondo. Credo che lo sport sia davvero maestro di vita e un mezzo fondamentale per trasmettere i valori sani e fondanti della società, soprattutto per i più giovani. Le nuove generazione hanno bisogno di esperienze come queste, che possono essere importanti da un punto di vista formativo. Mi è capitato di fare alcuni incontri nelle scuole, e sono state delle bellissime esperienze. In questi incontri hai la possibilità di dare un imprinting ai giovani, trasmettendo i valori della vita che poi sono gli stessi dello sport".

Ed è questo l’insegnamento più importante che Andrea ha trasmesso ai ragazzi lunedì mattina: lo sport ti insegna a non mollare e non arrendersi mai. Come dice un antico proverbio giapponese: “metti il piede in fallo, cadi sette volte e rialzati otto”.

Con lui al centro del parquet il tecnico biancoblu Federico Pasquini: “Ero già stato in carcere ma stamane sono rimasto affascinato dalla storia di Andrea e dalla preparazione fisica e mentale che serve per andare a vela. I detenuti sono rimasti rapiti dal suo racconto, è stata un’esperienza molto formativa".

Andrea Sechi ha coinvolto anche i giocatori della prima squadra: “Ho una figlia di 13 anni alla quale faccio fare pallavolo_ ha raccontato Denis Marconato_ perché lo sport ti insegna le regole e ti fa socializzare ma soprattutto ti fa stare bene”.

 “Lo sport trasmette il valore più importate che è la volontà _ha spiegato David Logan_ la cosa fondamentale è divertirsi fin da quando sei piccolo, poi attraverso di esso poi acquisire valori che permettono di intraprendere la giusta strada. Ma la cosa fondamentale è divertirsi”.

“Nel mio paese lo sport è uno strumento di riscatto _ ha spiegato Kenny Kadji_ che ti può regalare il sogno di diventare professionista. Mi ritengo una persona molto fortunata”.

A chiudere l’evento Rinaldo Carta di Sigma Europa, prezioso sponsor biancoblu che ha sostenuto il secondo progetto One Team: “Credo che investire in Dinamo sia una garanzia, sono davvero felice di aver sponsorizzato il progetto One Team _ha detto_ la Dinamo rappresenta un’eccellenza sarda e sassarese e le sue iniziative sono sempre utilissime. Nonostante sia un momento economicamente difficile lo sforzo fatto è stato davvero ripagato dai risultati eccellenti che, come sempre, il club ottiene”.

Spazio alle domande dal pubblico, con i numero studenti a porre curiosità e quesiti a tutti gli ospiti del parquet. In chiusura foto di gruppo con il roster, lo staff tecnico e dirigenziale insieme ad Andrea Mura e lo scambio di doni: il presidente della Fondazione Dinamo Carlo Sardara ha consegnato ad Andrea Mura una maglia personalizzata con il suo nome e il numero 159. Il velista cagliaritano ha invece regalato alla società di via Nenni di una stampa di una foto di Vento di Sardegna con una dedica speciale ai campioni d’italia.

Andrea Mura. Nato a Cagliari il 13 settembre 1964, dall’età di 14 anni si dedica alla vela agonistica, collezionando successi e record nelle classi più diverse, che comprendono dieci titoli italiani e numerosi titoli europei nella classe 420, il titolo mondiale Juniores 470, due campagne olimpiche in 470, una in Tornado. Nel 1988 gareggia con il Moro di Venezia per la Coppa America, vincendo due campionati del mondo, uno in Coppa e uno nella classe 50 piedi, e una Louis Vuitton Cup. Andrea Mura non è solo un grande atleta: già fondatore della Veleria Andrea Mura Sail Design, Andrea sviluppa soluzioni tecniche innovative che gli valgono l’Oscar come “Miglior Velaio 2005”. Nel 2010 Andrea lancia una nuova sfida votandosi alla vela d’altura a bordo di Vento di Sardegna, un formidabile Open 50. Vince la Route du Rhum, famosa regata transatlantica in solitario che si svolge ogni quattro anni, 3.543 miglia a traverso le fredde acque del Nord Atlantico, fino ai Caraibi. Con questa vittoria, Andrea è il primo italiano ad entrare nella leggenda. Nel 2012 replica con vittoria e record sia nella Twostar, sia nella Quebec – S. Malò.  Nel 2013, affronta e vince la terribile Ostar, 3000 miglia a temperature polari dall’Inghilterra agli Stati Uniti, la più dura delle regate in solitario perché controvento e controcorrente. Andrea ha vinto nel 2011 e nel 2014 il Premio "Velista dell'Anno". A novembre 2014 ha concluso al secondo posto (primo dei monoscafi) la Route du Rum 2014 - Destination Guadeloupe in “Rhum Class”. Andrea Mura sta ora avviando il proprio programma sportivo 2016, che lo vedrà ancora impegnato con Vento di Sardegna in attesa di avviare progetti paralleli in altre classi e con altre compagini.

One Team. One Team, il programma di responsabilità sociale dell’Eurolega, supportato dalla Turkish Airlines come sponsor fondante, con la collaborazione di Special Olympics, utilizza la pallacanestro come mezzo per avere un reale impatto sociale nelle comunità. Con un rinnovato modello di interconnessione, che collega virtualmente il continente attraverso l’operato dei club coinvolti, l’Eurolega ha sviluppato un programma completo di Corporate Social Responsability che unisce le attività di ogni squadra in maniera integrata, di grande impatto, lavorando sotto il tema comune di “integrazione della comunità”. Ogni club che partecipa all’Eurolega sviluppa il suo specifico progetto One Team su misura per i bisogni della propria comunità affinché porti benefici a gruppi sociali a rischio di esclusione. Dalla sua fondazione, avvenuta nel 2012, il programma One Team ha raggiunto oggi 5000 partecipanti e può contare su altrettante persone coinvolte attraverso i diversi progetti.

Il progetto. Il secondo progetto One Team della stagione 2015/2016, progetto di responsabilità sociale promosso da Eurolega e intrapreso già dallo scorso anno dal club biancoblu, si è svolto in piena sinergia con il carcere di Alghero: dopo tre edizioni in cui sono state coinvolte le scuole, “One Team” per la prima volta è stato interamente dedicato agli adulti. In linea con la mission della Fondazione, che intende dare aiuto e sostegno a chi vive un momento di disagio, la squadra campione d’Italia ha scelto la casa di reclusione algherese come protagonista, una struttura moderna e proiettata in un progetto avanzata concezione di reclusione, tendente alla progressiva responsabilizzazione dei detenuti e finalizzato al reinserimento sociale. Il progetto ha coinvolto una ventina di persone e si è articolato in 6 sessioni, sempre nei locali di Alghero, con la partecipazione di tutta la prima squadra.

 

Sassari, 02 maggio 2016

Ufficio Stampa

Dinamo Banco di Sardegna