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22 Mar 2016

Il viaggio di One Team nel carcere di Alghero è cominciato: nei giorni scorsi l’incontro di apertura con Joe Alexander, Rok Stipcevic e Massimo Bisin, faccia a faccia con venti detenuti che stanno scontando una condanna

L’appuntamento era di quelli speciali, per chiacchierare e giocare a basket.  Parola chiave e tema dell’incontro “motivazione”, a parlarne i giganti biancoblu Rok Stipcevic e Joe Alexander, il One Team coach Massimo Bisin (responsabile tecnico del settore giovanile Dinamo) e un gruppo di venti detenuti che stanno scontando una condanna nella Casa di reclusione a pochi passi dal porto della cittadina catalana. Mercoledì il primo incontro del secondo progetto One Team della stagione biancoblu, che prosegue il programma di responsabilità sociale promosso da Euroleague Basketball. E com’è nella mission del progetto il basket è diventato mezzo di integrazione sociale, in maniera spontanea, quasi naturale. Perché i carcerati, di varia età e diversa nazionalità, hanno rotto il ghiaccio proprio parlando di pallacanestro, di campioni, di scelte di vita, di responsabilità  arrivando tra le chiacchiere sciolte e disinvolte proprio al tema, la motivazione. E poi hanno sfidato in campo – un rettangolo con i canestri allestito all’interno della struttura carceraria – i giganti. Ma prima hanno voluto sapere cosa abbia spinto professionisti come Rok e Joe a  venire a giocare a Sassari, e come si affronta una stagione in cui le aspettative sono altissime dopo che la società ha vinto tutto,  e come si vive con il peso di dover dimostrare di essere all’altezza della maglia che si indossa, di non essere una squadra inferiore  rispetto a quella dell’anno precedente. Di fronte a loro due giocatori e due filosofie diverse. “Quello che più mi aiuta e mi dà motivazione - ha detto Rok Stipcevic - è quando le persone mi dicono che non posso e non riuscirò mai a fare una cosa. In quel momento si attiva in me una grande forza e sono pronto a far vedere che si sbagliano. Per me la motivazione è credere in se stessi non tanto quando le cose vanno bene, perché in quei momenti chiunque riesce facilmente a farlo, ma nei momenti difficili. E’ allora che  bisogna essere motivati e pronti a non arrendersi, cercando di migliorare se stessi giorno dopo giorno”. Un po’ diverso l’approccio dell’ala americana Joe Alexander: “Per me – ha detto -  la motivazione può essere paragonata ad una pianta. La cosa importante è l’ambiente in cui la posizioni, le condizioni in cui la fai crescere, la luce, l’acqua, l’umidità.  Così è la motivazione: non importa quanto tu sia motivato, se sei circondato da persone che non la pensano come te alla fine inizierai a non trovare più le giuste motivazioni e a pensarla come loro. Io cerco di circondarmi di persone che aiutino ad alimentare le mie motivazioni, altrimenti preferisco farmi i fatti miei. Ciò che mi ha spinto a scegliere Sassari è esattamente questo mio punto di vista. Scelgo sempre la squadra per la mentalità vincente dimostra, e la Dinamo campione d’Italia aveva questi requisiti. Che non sono cambiati ora che stiamo attraversando questo momento di difficoltà – ha aggiunto -  l’obiettivo rimane quello di vincere il più possibile e di dare il meglio ogni giorno”.

Due visioni differenti che però viste dall’osservatore esterno hanno molto in comune. E massimo Bisin, responsabile tecnico del settore giovanile biancoblu, ne sa qualcosa e l’ha raccontata: “Rok e Joe sono quelli che trovate al palazzetto anche fuori dall’orario dei loro allenamenti. Nessuno glielo impone ma lo scelgono liberamente, è qualcosa che hanno dentro, una passione e una fiamma che tengono accesa. Ecco – ha detto il One Team coach – credo che la motivazioni trovi le proprie radici nelle passioni e nel coltivarle, non mollare mai”.

 

Sassari, 22 marzo 2016

Ufficio Stampa

Dinamo Banco di Sardegna