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02 Sep 2020

Il capitano Claudio Spanu protagonista dell’evento che si è tenuto ieri al Geovillage di Olbia “Lo sport è unico”

 

Lo sport non solo inteso come disciplina sportiva ma come mezzo di integrazione, crescita e sfida con sé stessi. Ieri sera, nel centro congressuale del Geovillage Sport Wellness&Convention Resort, si è tenuta la Tavola Rotonda dal titolo “Lo sport è unico”. Moderato da Cristiano Depalmas, preparatore mentale fit nazionale paralimpica, dopo il saluto delle autorità con il sindaco di Olbia Settimo Nizzi e l’assessore al turismo Marco Balata, sono intervenuti rappresentanti dello sport paralimpico isolano e atleti che sono vere eccellenze dello sport sardo.

Per il mondo Dinamo è intervenuto un rappresentare della Dinamo Lab, realtà di basket in carrozzina nata nel 2014 su forte impulso del presidente Stefano Sardara che, in questi anni, ha costruito un solido progetto fino alla nascita di un settore giovanile dei Mini Lab. Il capitano Claudio Spanu ha raccontato la sua esperienza di vita, cambiata repentinamente da un incidente in moto che lo ha costretto su una sedia a rotelle: “Ho sempre amato le moto ed è stata proprio una banale scivolata in sella alla mia Aprilia RS 125 nel 2004 che mi sono fatto male. All’inizio non riuscivo a capire, pensavo che le gambe mi si fossero semplicemente addormentate. In ospedale mi hanno diagnosticato una paraplegia completa, ovvero lesione al midollo spinale”. Una vita che cambia radicalmente in un battito di ciglia: “Ho avuto l’incidente il 3 ottobre e la mia prima uscita in carrozzina è stata la vigilia di Natale dello stesso anno, ero di pessimo umore, per la prima volta mi relazionavo al mondo su una carrozzina. Avevo la sensazione che tutti mi guardassero, volevo tornare in ospedale e non uscire più”. Per fortuna esistono i genitori: “Mio padre non si perse d’animo e mi disse che avrebbe fatto in modo che tutti ci guardassero per davvero. Iniziò a cantare a squarciagola ‘O sooooleeee mioooo’ e in quel momento effettivamente tutti iniziarono a guardarci, io capii che fino a poco prima nessuno mi stava osservando”. Come sempre gli eventi traumatici costringono le persone a tirare fuori risorse che non pensavano di avere: “Dopo l’incidente ho avuto un momento di profondo sconforto, ma è successa una cosa particolare: ho vissuto malissimo il fatto di non essere autonomo soprattutto il primo mese dall’incidente. Da quel momento si è acceso qualcosa dentro di me e ho deciso che dovevo diventare autonomo a tutti i costi. Ho scoperto una forza, una determinazione, che non pensavo di avere. I miei genitori sono stati fondamentali, mi hanno aiutato moltissimo”. Poi, il colpo di fulmine con il basket in carrozzina: “Ho conosciuto Salvatore Cherchi che giocava già ad alti livelli e oggi è il mio coach. Mi ha avvicinato lui al basket e lo sport mi ha aiutato moltissimo, non solo perché ho conosciuto tante persone che vivevano la mia stessa condizione ma mi ha permesso di affrontare le difficoltà logistiche di tutti i giorni”.

In chiusura i presenti hanno assistito all’esibizione amichevole tra la Hermaea Olbia e la Pro Recco.

 

Sassari, 02 settembre 2020

Ufficio Comunicazione

Dinamo Banco di Sardegna