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Bendzius esultanza
11 Nov 2024

È una vittoria fondamentale, importante, vitale in un momento molto difficile e in una sfida durissima dal punto di vista mentale e fisico, estenuante, ma che può aprire una luce nell’identità e nel modo di essere di questa Dinamo. 

Sassari deve ripartire dallo spirito, dalla voglia di combattere, dalla voglia di sbucciarsi le ginocchia del secondo tempo, dall’esempio del proprio capitano Eimantas Bendzius, che debilitato pesantemente da un virus fino a venerdì sera, indica la strada del successo. Questo ragazzo di 34 anni, apparentemente distaccato, dopo un anno di stop, trasmette una carica pazzesca, si sbatte in difesa, scarica a ripetizione una tripla dopo l’altra ribaltando il match. Esulta, soffre, si arrabbia, emozioni di una notte incredibile. 

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In mezzo ad un pessimo primo tempo offensivo, alla paura e al blocco mentale di dover vincere a tutti i costi, il Banco trova un leader emotivo in Justin Bibbins, che tira malissimo dal campo, ma è straordinario per energia, cattiveria e voglia di vincere, i suoi rimbalzi offensivi, le sue difese, le sue penetrazioni sono frutto di quella rabbia anche quando sbagli tiri aperti. Il 50% da 3 punti del secondo tempo è firmato dall’aggressività in difesa, da Brian Fobbs che è devastante dal punto di vista fisico e prezioso in attacco, da Nate Renfro che è un portiere: 3 stoppate, 6 rimbalzi, 4 assist, in tutte le giocate più importanti c’è il suo zampino. Markovic può contare su Giovanni Veronesi, autentico guerriero con la licenza di tirare, quando è in campo si alza sempre il livello della difesa e della fisicità.

È una prima pietra dopo un confronto che ha lasciato ovviamente anche dei problemi da risolvere. La completa mancanza di ritmo del primo tempo, il recupero fisico e mentale di alcuni giocatori, il non aver chiuso il match dopo il 21-5 del terzo quarto. La Dinamo ha rischiato, poteva perdere, ma ha anche meritato di vincere, nessuno le ha regalato niente, Christon e Rowan compresi. 

Ma se giochi con questa passione, con la voglia di soffrire e di rimanere uniti, di restare compatti nei momenti difficili, allora anche il pubblico fa la differenza e ti sostiene. Una squadra “morta” avrebbe mollato e lasciato spazio agli ennesimi rimpianti sul come potevamo essere e sul come potevamo giocare. Invece ha reagito, ha tirato fuori l’orgoglio, ha capito di dover svoltare prima nella testa e poi sul campo. 

Come dice il nostro capitano, può essere l’inizio di una nuova strada.