
Può un americano di Oklahoma City restare folgorato dalla civiltà nuragica? La risposta è sì. E non è solo una battuta, ma un fatto. Rashawn Thomas, lungo statunitense dei Giganti, qualche giorno dopo aver visitato la mostra Nuragica insieme ai compagni di squadra, è tornato al Padiglione Tavolara dei Giardini Pubblici con un suo parente, di sua spontanea volontà. Nessun appuntamento ufficiale, solo il desiderio di condividere un’esperienza che lo aveva profondamente colpito.
E Thomas non è stato il solo. Tanti giocatori della Dinamo – dalla Serie A fino alla formazione femminile – hanno partecipato con sincero entusiasmo alla visita, rimanendo sorpresi dalla potenza di una narrazione che pochi, anche tra i sardi stessi, conoscono davvero a fondo.
«È incredibile che una storia così non sia nei libri», ha detto Halilovic.
E quella frase, che sembra detta per stupire, è invece il nodo centrale di questa riflessione: possediamo un patrimonio immenso, ma non abbiamo ancora imparato davvero a raccontarlo.
Di questo e molto altro abbiamo parlato con Paolo Alberto Pinna, ideatore della mostra insieme a Maria Carmela Solinas, autore di un progetto che negli anni ha saputo unire rigore storico e capacità narrativa, diventando uno degli esempi più potenti di edutainment identitario in Italia.
«Nuragica nasce nel 2017 da un'esigenza precisa: dare alla Sardegna un racconto all'altezza del suo patrimonio. Io e Maria Carmela Solinas (l’altra ideatrice, ndr) arrivavamo dal settore turistico io e dal giornalismo lei, e sapevamo bene quanto conti saper raccontare una storia. Ogni angolo del mondo sa rendere unica la propria offerta, anche con molto meno. In Sardegna invece abbiamo tanto, ma ci manca spesso l’iniziativa, la brillantezza narrativa», spiega Pinna.
Il primo obiettivo era quello di costruire un “gate”, un varco simbolico: chi arriva sull’Isola, idealmente, dovrebbe attraversare Nuragica per entrare in contatto con un mondo potente e poco noto.
«Siamo partiti dal Museo Archeologico di Olbia, con l’idea di accogliere chi sbarca dalla nave e farlo uscire trasformato. Successivamente abbiamo fatto tappa in tutta l’Isola, da Barumini a Nuoro, da Arzachena a Cagliari passando per Sassari, fino ad arrivare al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Lì abbiamo rappresentato la Sardegna nel tempio della cultura mediterranea. Tre proroghe, migliaia di visitatori da ogni parte del mondo. Gente che non sapeva nemmeno dove fosse la Sardegna e che alla fine diceva: “Il prossimo viaggio lo faremo qui”.»
Tra gli obiettivi del progetto, c’è la capacità di parlare a tutti i pubblici, anche quelli apparentemente più lontani. Ed è qui che lo sport entra in gioco.
«Quando i ragazzi della Dinamo hanno provato la realtà virtuale, si sono tolti il visore, si sono guardati, ed è partito un "incredibile" collettivo. Nessuno si aspettava un’emozione del genere. Qualcuno ha chiesto: "Com’è possibile che non si studi questa storia nelle scuole italiane?"
Io ho risposto: "Non è facile arrivare all’opinione pubblica". Abbiamo provato anche con una petizione per portare il tema all’attenzione del Ministero dell’Istruzione.
A quel punto un giocatore ci ha detto: "Scusa, ma Sassari ha 130mila abitanti, cosa sono 13mila firme?"
Ed è lì che ho capito quanto sia importante il ruolo di chi ha voce. Gli sportivi sono influencer naturali. Sono microfono e megafono. E possono fare la differenza.»
La Dinamo ha scelto con convinzione di essere partner dell’iniziativa, portando a Nuragica delegazioni di tutte le sue squadre e invitando anche gli avversari in trasferta.
«Da noi si trova l’edutainment – continua Pinna – un’esperienza piena di emozione, come un reel fatto bene, ma con contenuto vero.
Lo sport può aiutare a rendere virale questo tipo di racconto. E può fare da leva per restituire ai sardi la consapevolezza del proprio passato.
È immorale che una storia così non sia divulgata. Abbiamo costruito torri che erano gli edifici più alti del mondo dopo le piramidi egizie: il Nuraghe Santu Antine, il Nuraghe Arrubiu di Orroli. Eppure ancora oggi veniamo identificati solo con i pastori e il mare.
Questa storia può cambiare tutto.»
Il successo di Nuragica – che negli anni è diventato un format richiesto da musei e realtà culturali in tutta Italia – conferma che la chiave è nella narrazione.
«Abbiamo distillato uno storytelling capace di colpire le papille emotive di ogni target. È stato un lavoro lungo, nato anche dalla fatica di convincere i turisti a lasciare la spiaggia per scoprire l’interno. Ma poi venivano, si commuovevano, e alla fine dicevano di aver vissuto l’esperienza più bella della loro vita. Più di Bali. Più del Messico.
Questa è la potenza della nostra storia.»
La Dinamo è accanto a chi lavora per rimettere in luce ciò che è stato sepolto, ed è felice di usare il proprio megafono per dare forza a un messaggio che riguarda tutti:
La Sardegna non è solo un luogo, è una civiltà. E merita di essere conosciuta.
Il grande successo della tappa sassarese ha portato gli organizzatori a una nuova proroga: la mostra Nuragica resterà aperta fino al 18 maggio, per permettere anche a chi arriva in occasione dei ponti primaverili di visitarla. Poi sarà tempo di partire verso nuove destinazioni: nei prossimi due anni, Nuragica varcherà il mare per portare la storia della civiltà nuragica all’attenzione del pubblico internazionale.
Sassari, 9 maggio 2025
Ufficio Comunicazione
Dinamo Banco di Sardegna







