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17 Mar 2020

Il racconto della trasferta di Forlì di Marco Fancellu e Luca Puggioni

La prima trasferta della stagione 2017-2018 parte di corsa, la corsa nelle scale per recuperare le sciarpe che stavamo dimenticando a casa. Arriviamo all'aeroporto qualche minuto dopo la squadra che si imbarcherà con noi. Un saluto al capitano e ai volti nuovi, mentre ci accorgiamo che i due giocatori in dubbio zoppicano, ma ormai l'aereo sta partendo e vogliamo lasciare le scuse e gli alibi in Sardegna. Atterriamo a Bologna col saluto e l'in bocca al lupo del comandante. Alla spicciolata ritroviamo i nostri amici, arrivati da Cagliari, Olbia e Milano. Passiamo la giornata a Bologna tra la Torre degli Asinelli e qualche tipica osteria dove ci carichiamo a suon di tortellini in brodo, cappelletti e lasagne. È sabato, c'è la Sagra del Ragù, ma il dovere ci chiama e ci dirigiamo verso il palazzetto di Forlì. Arrivano anche gli ultimi rinforzi partiti alle 5 da Sassari, dal nord Italia e da Ittiri con le macchine cariche per Cofani Aperti, ma vi spiegheremo dopo.

Sono ormai le 20:00, c'è tensione e grande voglia di iniziare questa partita, i cancelli si aprono e entriamo verso il nostro settore. Il tamburo inizia a scandire il ritmo dei cori già nella rampa che ci porta in curva, sciarpe aperte e Carrajolu di Ruseddu cantato a squarciagola. Gli striscioni vengono esposti, non manca neanche oggi quello di Susanna e mentre con cura lo appendo in balaustra penso alla mail di saluto che non ho ricevuto prima della partenza e penso che non riceverò neppure quella del post partita. In pochi istanti mi passano davanti agli occhi i tanti viaggi fatti insieme, portando in giro Susanna e il suo altissimo insegnamento in ogni angolo d'Europa, la mano fino a quel momento sicura di un gesto fatto centinaia di volte, cede sullo scotch e non riesco a trattenere l'emozione. È la prima volta che lo espongo dopo la sua partenza, ma mi consolo pensando che fisicamente non sia mai stata così presente. Non c'è più spazio per le lacrime, i nostri giocatori si stanno scaldando e ci salutano.

Inizia la partita, partiamo subito forte e la curva si scalda, tra alti e bassi la partita diventa molto dura ma non riusciamo a portarla a casa. Ma va bene così, ci siamo battuti e non possiamo recriminare niente, con la squadra al completo ce la giocheremo in ogni campo. Rimaniamo qualche minuto ancora a parlare della partita, di cosa si poteva fare e cosa non si doveva fare, però la fame inizia a farsi sentire e allora decidiamo di abbandonare le questioni di parquet. Non prima di aver salutato e ringraziato la nostra squadra fuori dagli spogliatoi. Per molti è il momento delle confessioni con Polonara: “Non sai quante te ne ho detto quando giocavi con Reggio Emilia, ma adesso ti adoro!”, lui ringrazia e sorride divertito. Ultime foto e qualche battuta di rito e ci dirigiamo verso le nostre macchine. Per andare via? No, come vi dicevo c'è Cofani Aperti, appuntamento ormai immancabile di ogni trasferta, dalle macchine saltano fuori tavolini, salsiccia, salumi vari, olive, perette, spianate, vino, mirto, filu e ferru, si parla della partita, si ride e si scherza, ci raggiunge anche un gruppo di Milano, rivali in campo ma ottimi compagni di tazza. La trasferta finisce così, torniamo a casa con tanti sorrisi e nuove storie da raccontare, abbiamo perso sul campo ma chi parte, chi vive le trasferte vince sempre, sono la parte più bella di questa passione. Lì su quei gradoni siamo una persona sola, un unico popolo, un solo grido: FORZA DINAMO

 

Luca Puggioni, Marco Fancellu (Orgoglio Biancoblu)

 

Sassari, 17 marzo 2020

Ufficio Comunicazione

Dinamo Banco di Sardegna