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10 Apr 2020

Luca tifoso della Dinamo dall’Ecuador ci racconta il suo amore biancoblu a distanza

La mia storia di tifoso biancoblu inizia negli anni 80 con la storica promozione in B d’eccellenza. Era la Dinamo di Sergio Milia, Giancarlo Carrabs, Gennaro Guarino per citarne alcuni. Andavo al Palazzetto con i miei genitori che dal tempo detengono ancora l’abbonamento, sempre nello stesso settore, forse una fila più in alto. Giocai anche nelle giovanili, allenato da Cristina Nadotti e Daniele Franzil, poi da Giampaolo Doro e Marco Milia. Poi l’università, il lavoro all’estero e la distanza da famiglia, amici e pallacanestro biancoblu. Ritornai al Palazzetto per una storica partita: giugno 2003, gara 3 che sancì il ritorno nel basket che conta; basket che a Sassari da allora non è più mancato.

La lontananza e soprattutto il fuso orario che mi separava dal Palaserradimigni non mi ha mai impedito di seguire la squadra sul sito dell’allora Legaduebasket, che ho tenuto come bookmark per scaramanzia dopo la promozione in A1.

Vivevo in Sudamerica, prima in Colombia e poi in Ecuador, ma seguivo con attenzione la squadra, sempre sulle pagine web dei siti della rispettiva lega di appartenenza. E ogni volta che ritornavamo a Sassari per le feste natalizie o pasquali, il passaggio a Piazzale Segni era d’obbligo.

Mi ricordo un viaggio fatto appositamente per vedere l’esordio in serie A1 contro Caserta, l’aereo arrivò in ritardo e non riuscii ad arrivare al Palazzetto. Arrivai a casa e riuscii a vedere le prodezze di uno dei giocatori più forti che abbia mai calcato il parquet di Sassari: Travis Diener. Giocava con il numero 12, e quel numero sarebbe stato poi ritirato anche in onore di un’altra leggenda del pianeta Dinamo: Emanuele “il capitano” Rotondo.

Da lì arriviamo al famoso anno del triplete. Ricordo 2 aneddoti.

Il primo gara 7 contro Milano. Sito Legabasket segna 00:00 con la Dinamo sotto di 3 e Dyson in lunetta. Non si capiva quanto mancasse alla fine e nell’arco di 3 secondi vedo il punteggio in parità e il passaggio ai supplementari. Il mio cuore penso abbia smesso di battere per quei secondi di incertezza. Il secondo ovviamente è su gara 7 contro Reggio Emilia. Eravamo in partenza da Guayaquil, scalo a Bogotà e arrivo a Madrid per poi continuare verso la Toscana per il matrimonio di un caro amico sassarese. Ovviamente il volo era notturno, non avrei saputo il risultato fino alla mattina dopo all’atterrare nella capitale spagnola. Ricordo l’atterraggio e la tensione nell’accendere il telefono, dovevo aspettare un messaggio o telefonare subito? Optai per la seconda e chiamai casa.

Rispose mia mamma che mi disse solo: Ha vinto.

Chiusi la comunicazione, non mi ricordo neanche di averla salutata e di averle detto che il volo era andato bene. Quell’estate è stata una delle più belle che mi possa ricordare.

Da li è stato una montagna russa, come è giusto che sia nello sport. 

Una cosa è certa: la passione resta intatta, e tornare a casa, se c’è una partita al Palaserradimigni, è ancora più bello.

Luca Gabella

Vuoi raccontare la tua storia biancoblu? Invia il racconto con una foto all’indirizzo mail ufficiostampa@dinamobasket.com, le più belle saranno pubblicate sul nostro sito ufficiale

Sassari, 10 aprile 2020

Ufficio Comunicazione

Dinamo Banco di Sardegna