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03 Apr 2020

La prima sfida di Gianmarco Pozzecco sulla panchina sassarese raccontata da Gianluca, sassarese che vive a Firenze

Si dice che la reale misura dell’attrazione che proviamo verso un’altra persona, un animale o qualunque altra fonte di passione sia data solo dal passare del tempo o dalla distanza fisica. Nel caso specifico, fu probabilmente quello il giorno in cui mi accorsi del tifoso ultras che albergava dentro di me. il 15 febbraio 2019. il giorno in cui al Mandela Forum di Firenze la dinamo avrebbe incontrato la Reyer Venezia nel primo turno delle finali di Coppa Italia. il giorno del Poz. Firenze era per il secondo anno di fila la sede delle Final Eight; per la Dinamo sarebbe stata la prima partita del Poz alla guida dei suoi ragazzi. E che partita! Indimenticabile, folle, semplicemente pozzesca. Io, sassarese emigrato a Firenze, aspettavo da settimane quel match, come i bambini attendono l’arrivo del Natale. E quel giorno arrivò. Fu bello vedere decine di corregionali assiepati davanti ai cancelli, armati di sciarpe e bandiere e pronti a sostenere i propri idoli sino all’ultimo secondo, comunque fosse andata. ed andò in un modo che, visto l’esito finale, è giusto definire semplicemente pozzesco. Follia pura. il match vide la Reyer prendere pian piano le redini del gioco grazie ad una difesa che lasciava poco agli avversari ed alla mira stratosferica dei suoi giocatori, autentici bombardieri. Poco dopo la meta’ del terzo quarto la partita era praticamente finita. 72 a 52 per i veneti. Io, totalmente annichilito, avevo perso ogni barlume di speranza ed immaginavo altri minuti (troppi) di sofferenza. Finirà con una debacle umiliante, dicevo a me stesso. invece, contrariamente a ogni logica, fu quello il punto da cui iniziò la partita dei miei ragazzi. Avete presente la sfida a biliardo che Fantozzi affronta contro il suo superiore, il conte Catellani? la partita è un monologo del secondo, che umilia Fantozzi con giocate di altissima difficoltà ed offese in serie. Al 38° insulto che il Catellani gli ha rivolto, sotto nel punteggio 49 a 2, Fantozzi dice a se stesso che può bastare ed inizia ad inanellare colpi magistrali sul tappeto verde, lasciando esterrefatti lo stesso Catellani e tutti coloro che assistono alla sua rimonta. Il match termina con un colpo sublime che consente al nostro di battere il conte 49 a 51. Ebbene, quel che accadde al Mandela Forum in quella folle serata fiorentina lo ricorda tantissimo. un mattone dopo l’altro, la Dinamo iniziò a far capire ai suoi avversari che poteva essere sconfitta ma non sarebbe stata un’umiliazione. Col passare dei minuti le sensazioni mutavano verso lo stupore; non poteva essere vero. Venezia non  segnava più e la Dinamo rosicchiava, minuto dopo minuto, quello che era parso a tutti un divario incolmabile. Arrivò il momento che qualunque tifoso avrebbe voluto vivere in diretta. Ed io c’ero. poco più di tre secondi da giocare nell’ultimo quarto. Rimessa laterale in zona d’attacco affidata al nostro Justin Carter. Venezia conduceva di un solo punto, 88 a 87. trattenni il respiro, e pochi istanti dopo la palla arrivò nelle mani di Jack Cooley, il nostro totem, un barrasone di 120 kg che, folgorato da non so quale dio del basket, praticamente con le spalle al muro, fece partire un tiro morbidissimo e straordinariamente preciso che andò ad infilarsi nel canestro avversario con un incredibile ciufff… delirio (il mio)… 89 a 88 per noi… avevamo vinto… se le telecamere avessero puntato sul sottoscritto avrebbero colto una scena a dir poco esilarante: una persona completamente in balia di un’irrefrenabile esultanza, fatta di urla, gesti incontrollati e salti da circense. un folle, in altre parole. Potessi rivedere me stesso, probabilmente, proverei oggi gli stessi brividi di quella fantastica sera… Grazie ragazzi, grazie Poz, I love you!

Gianluca Premuselli

 

 

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Sassari, 03 aprile 2020

Ufficio Comunicazione

Dinamo Banco di Sardegna