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06 Apr 2020

Il racconto del viaggio della speranza di una sassarese in Erasmus durante la Supercoppa 2014

Inizia tutto a settembre 2014 quando decido di partire per il mio 2°anno di Erasmus in Spagna, per essere precisi a Saragoza, bellissima città dell’Aragona che quell’anno garantiva un volo alla settimana verso l'Italia. 

Io arrivavo da 4 mesi di lavoro-studio a Palma di Maiorca e a Zaragoza dal 2 al 12 ottobre ci sarebbe stata la festa del Pilar, quindi io sarei stata in vacanza, così decisi che era il periodo perfetto per ritornare a casa, fare una sorpresa e godermi la Supercoppa. 

Il mio viaggio inizia alle 2 del mattino del 5 ottobre.: presi un autobus che in quattro ore mi avrebbe fatto arrivare a Madrid da cui prendere l'aereo per Roma, una volta salita sull'autobus (in Spagna ogni biglietto ha il numero di posto e non ci si può sedere come si vuole) mi rendo conto che avrò come vicino un signore Indiano, con un bellissimo turbante, ora a parte il mio disappunto nello scoprire che il turbante in realtà è un cappello rigido si aggiunse anche quello di avere l’assoluta certezza che non avrei dormito affatto durante le 4 ore, poichè il signore accomodatosi di lato si era addormentato e con il suo sedere mi aveva schiacciato completamente contro il finestrino impedendomi ogni movimento! Furono quattro ore di inferno ma arrivammo a Madrid, dove dovetti aspettare altre due ore seduta per terra (chi è stato a Barajas sa che al di fuori dei gate non ci sono sedie dove sedersi) che aprissero gli imbarchi. 

Finalmente alle 9 arrivo a Roma, cadendo in un sonno pesantissimo durante le due ore di traversata, in tutto questo l' idea era anche fare una sorpresa e chiaramente per non farsi beccare bisognava ogni tanto dare segni di vita. 

Verso le 2 decido di chiamare a casa ed esco dall’aereoporto in modo che, una chiamata dell’altoparlante improvvisa non mi tradisse. " Ciao mamma, si mi sono appena svegliata, tutto bene, si siamo uscite e ci siamo divertite!" credevo di essermela scampata quando improvvisamente, un signore affianco a me grida “Aaaaa bello de zioooo viè qua che te abbraccio!". 

Pensai di essere assolutamente fregata e invece dall'altra parte della cornetta sento "Va bene, ricordati che stasera vado a vedere la partita, quindi ti chiamo io come finisce!". Felice di essere riuscita nel mio intento, aspetto fino alle 18 e mi imbarco per Alghero dove mi aspettava un'amica che mi avrebbe portato a casa.

 Alle 19.30 sono a casa, citofono...mio padre quasi non mi voleva aprire, doccia veloce e alle 20.30 sono al palazzetto, compro il biglietto e riesco ad entrare. 

Ricordo che mancavano pochi minuti all’inizio della partita e non so se, l'ansia da finale o il rivedere mia madre dopo 4 mesi, mi abbia quasi fatto commuovere.

 La partita la ricordate tutti, per me sarà però indimenticabile non solo per la vittoria ma anche per il lunghissimo viaggio affrontato.

C.G.

 

 

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Sassari, 06 aprile 2020

Ufficio Comunicazione

Dinamo Banco di Sardegna