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19 Mar 2020

Uccio Virdis, tra i fondatori della Dinamo, racconta i primi giorni di vita del club

Sono passati più di 60 anni da quando - come ha ricordato Bruno Sartori - l’allenatore “Birra e Gazzosa” (fratello dell’ex Sindaco Fausto Fadda) ci insegnò negli scantinati dell’Azuni i primi movimenti del basket. Quelle lezioni qualche anno più tardi ci consentirono di iniziare a giocare nel campo della scuola elementare di San Giuseppe e di conoscere li tante persone appassionate quanto noi di questo sport. 

I frequentatori del San Giuseppe, oltre agli assidui 10 compagni di scuola che in seguito fondarono la Dinamo, erano giovani di altre squadre con i quali si improvvisavano partite informali che duravano sempre fino al tramonto. In tali occasioni si strinsero nuove amicizie che dettero luogo a un affiatato gruppo di appassionati che si incontravano molto spesso in quel campo.

Ma, dopo circa un anno di gioco selvaggio, ci sentimmo pronti a partecipare al campionato regionale e, all’inizio del 1960, decidemmo di costituire una società sportiva per fare basket e volley: la polisportiva Dinamo. 

Avevamo 16 anni! 

Si iscrissero alla società diversi compagni di scuola e tanti altri amici con i quali ci riunivamo spesso in un appartamento disabitato in via Mannu, di proprietà della famiglia di Cicci Pilo, che rivestì per diversi anni la carica di Presidente. Ogni anno venivano fatte, con voto segreto, le elezioni degli organismi della Dinamo: furono battaglie all’ultimo sangue! Ricordo che io e Bruno Sartori risultavamo trombati alternativamente: eletto io, veniva trombato lui e viceversa. Ci tenevamo moltissimo a essere eletti e la campagna elettorale durava tutto l’anno. Ma anche i trombati partecipavano assiduamente alla vita della società che era divenuta appassionante. Fu per me e per gli amici una prima esperienza di democrazia diretta che di sicuro fu utile a tutti noi per maturare un coerente orientamento politico.

Chi ha vissuto in quel periodo ricorderà che tutte le società di basket della provincia di Sassari erano in crisi: il Savoia, la Robur, la Turritana, l’Alghero e in seguito anche la Torres. La simpatia e l’amicizia con il gruppo dei frequentatori del campo di San Giuseppe, in seguito alla costituzione della Dinamo, ci consentì di reclutare i giocatori delle società che avevano cessato l’attività o che erano in difficoltà. Parlo di Columbanu, Pischedda, Cubeddu, Valerio e Adriano Mazzanti, Tatti, Preti, Maiorani, Oggiano, Aricò, ai quali si aggiunsero Di Simplicio e Bruschi (provenienti dalla Mens Sana di Siena), Lepri (da Terni), Luperi e Putzu ( da Oristano) e in seguito, Angius  che veniva da una squadra  (l’Olimpia) che giocava in serie A.  Forse ho dimenticato qualche nome e me ne scuso. 

A proposito di Silvio Angius, ricordo che, nonostante desiderasse venire a giocare Sassari con la Dinamo per motivi di famiglia e di lavoro, incontrò serie difficoltà a ottenere il nullaosta dall’Olimpia, che non intendeva cederlo perché era uno dei migliori; ci trovammo costretti perciò a chiedere l’aiuto del Presidente della Regione (che era di Sassari) che, per ovvii motivi poteva influire in misura rilevante sulla decisione dell’Olimpia. In tale occasione ricordo che fummo invitati – non direttamente dal Presidente - a modificare il nome della società in quanto un’Amministrazione Regionale a maggioranza democristiana aveva difficoltà ad aiutare una società sportiva che aveva il nome uguale a quello di diverse squadre dei paesi comunisti. Ricordo perfettamente che ci riunimmo e ne parlammo a lungo, ma alla fine decidemmo di non accettare tale invito e di tenere duro: riuscimmo ugualmente a ottenere il nullaosta e a salvare il nome che per noi era insostituibile e, in effetti, tale si è dimostrato per più di 57 anni. In tanti hanno notato come la forza e la bellezza del nome Dinamo, a differenza di ciò che è avvenuto per la maggior parte delle altre squadre di basket, ha resistito in tutti questi anni alle fortissime pressioni degli sponsor a evidenziare (nel tifo, nelle cronache ecc.) il nome delle ditte finanziatrici. Viene sempre preferito chiamarla Dinamo: scegliemmo proprio un bel nome e sono convinto che ci aiutò ad appassionare i tifosi e ad aggregare e organizzare i migliori giocatori di basket della provincia di Sassari! 

 Le persone citate garantirono i buoni risultati della Dinamo anche in virtù di una forte simpatia e amicizia maturata sia tra loro sia con il gruppo dei giovani fondatori della società che si occuparono di gestirla per i primi 10 anni. 

Tale affiatamento, palpabile in moltissime occasioni, finì per contagiare anche il pubblico, dando una forza magica alla squadra che, infatti, in casa -come spesso avviene ancora oggi- andava sempre meglio del previsto: sono convinto, insomma, che senza la passione e l’amicizia che hanno animato quel periodo, il successo della Dinamo non sarebbe stato possibile.

Mi illudo di scorgere a volte l’eredità magica di quell’antica passione nei giocatori della squadra attuale specie quando danno il meglio di se stessi e mi sembra di percepirne l’aria anche tra i tifosi.  

Credo che questa magia finché esisterà la Dinamo non finirà mai.

FORZA DINAMO

 

Uccio Virdis ( Fondatore della Dinamo )

 

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Sassari, 19 marzo 2020

Ufficio Comunicazione

Dinamo Banco di Sardegna