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25 Mar 2020

Gara 7 posticipata per esigenze televisive dalle ore 20:45 alle ore 21:15.

Era il 25/06/2015 il giorno prima della finale e quella mezz'ora di ritardo rappresentò un segnale divino. Ormai avevo rinunciato a partire per motivi lavorativi, ma dopo quella notizia feci un po' di calcoli e se tutto fosse andato per il verso giusto, quei miseri 30 minuti di posticipo mi avrebbero consentito (forse) di assistere almeno al secondo tempo.

Così il giorno dopo, la sera del 26/06/2015 partii da Alghero a Bologna e poi da lì presi il treno con direzione Reggio Emilia, appena salii iniziò la partita. 

Seguo la partita a sbalzi sul sito della Lega, sul treno non c'è molto segnale e così inganno il tempo disegnando lo scudetto su uno striscione molto british "e ca no vò crebbia". Fine primo quarto 21-4! Partenza shock, per un attimo penso "ma dove sto andando?", ma subito dopo proseguo il lavoro e termino di colorare lo scudetto. 

Arrivo a Reggio, inizia il secondo quarto mentre salgo sul primo taxi che incontro, adrenalina a 10.000, stress, una fretta allucinante, percorriamo strade deserte in un silenzio surreale, tutta Reggio è al PalaBigi o in qualche piazza, così come a Sassari, due piccole città con il fiato sospeso per quell'unico posto nella storia. 

Tanti pensieri, un unico obiettivo, arrivare il prima possibile al PalaBigi, sono seduto nei posti di dietro al centro dei sedili, occhi sbarrati e mani che stringono forte i sedili anteriori, praticamente sono a fianco dell'autista ma mi rendo subito conto di aver trovato il tassista più calmo e prudente di Reggio, tachimetro fisso a 40 km. orari "scusi può andare un po' più veloce?" "No". Metti un fazzoletto bianco fuori dal finestrino, insomma fai qualcosa penso, niente i minuti dalla stazione al PalaBigi non passano mai. Tutta la zona è chiusa al traffico per motivi di sicurezza e così mi molla in mezzo strada, corro, corro, corro, alt.  Transenne, "biglietto prego" mi dice una solerte e integerrima vigilessa. 

Ovviamente non ho biglietto e mi invento un "ce l'ha un amico dentro, abbiamo appuntamento per portarmelo fuori", "mi dispiace non posso farla passare", "ma secondo lei sono partito dalla Sassari per rimanere fuori con il biglietto pagato? Devo solo ritirarlo! Per cortesia mi faccia passare", mento spudoratamente ma funziona " ok passi ma io non l'ho mai vista". Corro ancora faccio il giro del Palabigi, sono tutti fuori per l'intervallo lungo, finalmente arrivo nella curva ospiti e riesco a mischiarmi con tutti gli altri. Sono dentro, quasi non ci credo, la curva è strapiena, ci sono tutte le facce note di sempre, c'è Sassari, c'è tutta la Sardegna su quei gradoni. In curva gli sguardi sono un po' demoralizzati, finora una partita tutta in salita siamo 32-26.

Prendo posto in balaustra, nel frattempo inizia il 3 quarto in un clima elettrico, la tensione si respira, la puoi quasi toccare.

Alla fine del 3° accade il fattaccio delle mani in faccia a Sosa, risultato 6 punti di seguito per Reggio e 4° fallo di Sosa. Questo è sicuramente il momento più difficile della partita, il p

PalaBigi è una bolgia mentre le facce nella nostra curva sono tirate, per qualche attimo non si canta, silenzio e occhi sgranati fissi sul parquet.

In quel momento mi giro verso Antonella e le dico " Antonè adesso la vinciamo!", lei abbozza un sorriso non molto convinto e senza mai distogliere lo sguardo dal campo mi risponde "toccami la mano".

Mi porge la mano, la stretta è forte e decisa.

Fatto. Promesso.

Il resto è storia, con i giocatori che vengono sotto la curva con la coppa, non si capisce più nulla, la curva esplode in un tripudio di urla liberatorie, siamo Campioni d'Italia.

Non c'è tempo né voglia di dormire, festeggiamo insieme ad alcuni amici reggiani che nonostante l'amara sconfitta ci accompagnano in un locale dimostrandosi veramente grandi (non so quanti sarebbero stati capaci di un gesto simile).

Ormai si fanno le 4 e noi dobbiamo rimetterci in viaggio per raggiungere Genova, continuiamo i festeggiamenti sulla nave, poi il crollo, dormiamo sul tavolino, stremati ma felici, torniamo a Sassari con lo scudetto cucito sulla pelle.

Promessa mantenuta cara amica mia.

 

Marco Fancellu (Orgoglio biancoblu)

 

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Sassari, 25 marzo 2020

Ufficio Comunicazione

Dinamo Banco di Sardegna