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28 Mar 2020

 

Il racconto di Barbara del dietro le quinte della suggestiva coreografia di Orgoglio Biancoblu in onore del popolo sardo

Sono le 7.45 e ieri notte sono andata a dormire alle 4.30... sono passate solo tre ore, non posso essere sveglia, non dovrei esserlo, ma ho un appuntamento importante, non voglio mancare. L'orario dell'incontro con gli altri è fissato per le 9, dobbiamo ultimare la coreografia: una valanga di bandierine dei 4 mori da collocare nelle tribune basse. Arrivo in anticipo, e chi mi conosce sa quanto questo non mi appartenga, e uno dei ragazzi mi racconta il suo incubo della notte prima: ha a che fare con la coreografia che a quanto pare nel suo sogno non è riuscita. Ci ridiamo su, ma un brivido mi percorre la schiena, l'ansia che qualcosa vada storto c'è sempre... entro al Palazzetto qualcuno è già lì, qualcun altro arriva poco dopo. Alle 9.45 il lavoro è terminato e al Palazzetto ci sono più mori che poltroncine!!! Sulla via del rientro ci fermiamo in piazzale Segni, c'è un'edizione anticipata dei cofani aperti: ci aspetta una torta. Scambiamo altre due battute e poi via. L'organizzazione prevede che alle 11.30 siamo tutti in postazione. Ci coordiniamo, ascoltiamo le ultime direttive e poi dobbiamo aspettare che suoni l'inno di Mameli, quell'attesa è il momento più lungo, è incredibile come durante tutta la fase preparatoria il tempo sembra sempre non bastare, sembra che fugga via e poi quei pochi minuti diventino interminabili Stiamo lì, in piedi e ci guardiamo intorno: vediamo gli spalti riempirsi, le squadre completare il riscaldamento, il cronometro procedere lentamente verso gli ultimi minuti, i minuti della coreografia, i nostri minuti dal settore D arriva uno dei capigruppo visibilmente provato, gli chiediamo che cosa sia successo e per tutta risposta ci racconta che il copricurva di quel settore si è accidentalmente strappato e sono dovuti intervenire con una pioggia di scotch per ripararlo. Ora è a posto, ma sono stati momenti di panico, soprattutto considerando che mancavano pochissimi minuti alla nostra coreografia. Tiriamo un sospiro di sollievo e ci complimentiamo per la pronta riparazione. Con la presentazione delle squadre, iniziamo a srotolare il bandierone, quasi non sento i nomi dei giocatori mentre allarghiamo i bordi del nostro 35 metri dal centro della balaustra verso le estremità del Palazzetto. In tribuna A stanno facendo la stessa cosa. Su entrambi i settori ci sono trentacinque metri di plastica bianca con al centro la bandiera dei quattro mori, in settore D invece quindici metri di carta scritti a mano. Suonano le ultime strofe dell'inno di Mameli e via nel settore D scende la poesia di Grazia Deledda che risuona forte dentro il palazzetto, grazie alla voce di Roberto Carta. In sottofondo si sente procurare e moderare, eseguita dal vivo da Andrea Pisu e Daniele Piu con launeddas e percussioni. Mi guardo in giro, un brivido, commozione pura, tutti stanno ad ascoltare, le  bandiere dei quattro mori sventolano ovunque e sull'ultima strofa Noi siamo Sardi, un boato forte e chiaro da parte dei tifosi, segno di appartenenza, di riconoscimento le launeddas continuano a suonare e al segnale apriamo i nostri 35 metri, i quattro mori ricoprono interamente la parte alta delle tribune, accompagnati dal boato di stupore di chi pensava che fosse tutto finito i mori sono ovunque: danzano nell'aria sulle bandierine e sovrastano il campo osservando muti lo spettacolo dai copricurva. Mentre scorrono gli ultimi secondi prima della palla a due, velocemente portiamo via tutto e andiamo ai nostri posti per vedere la partita. Una vittoria sarebbe stata la ciliegina sulla torta ma, ahinoi, niente ciliegina. Ritiriamo tutto il materiale che abbiamo distribuito e non ci perdiamo d'animo, abbiamo una nuova edizione dei cofani aperti ad attenderci. Amici vecchi e nuovi, membri del gruppo e non, tutti insieme a mangiare sotto il sole di piazzale Segni, certamente avremmo desiderato un finale diverso, ma il post-partita tutti insieme indora la pillola: si, sul campo abbiamo perso ma noi vinciamo sempre, perché comunque sia andata vale sempre la pena farsi una risata!!!

 

Barbara Foddai (Orgoglio Biancoblu)

 

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Sassari, 28 marzo 2020

Ufficio Comunicazione

Dinamo Banco di Sardegna