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27 Feb 2022

Il carnevale di Bosa, chiamato “Carrasegare 'Osincu” è unico nel suo genere in Sardegna; contrariamente ai tragici carnevali delle zone interne dell’isola vi trionfano la libertà, la fantasia e l’esplicita ironia a carattere sessuale

L’EVENTO

Il Carnevale di Bosa si apre e si chiude nel segno del fuoco. Dalle ceneri del falò in onore di Sant'Antonio (17 gennaio) risorge lo spirito goliardico dei bosani che si esaurisce nel rogo in cui viene bruciato il fantoccio di Re Giorgio alla fine della festa.
Il carnevale di Bosa è chiamato Carrasegare, termine che indica i tre giorni finali e più importanti: domenica, lunedì e Martedì Grasso. L'intera comunità di Bosa partecipa alla festa del carnevale e ne sposa lo spirito parodistico e satirico con spontaneità. Infatti, sebbene esistono dei gruppi che organizzano certi momenti la festa rimane saldamente legata all'improvvisazione della comunità. La festa è molto divertente, votata alla goliardia e alla leggerezza.

A seguito delle disposizioni governative e dei protocolli in merito alla sicurezza, quest’anno il carnevale non si potrà svolgere in presenza.

Nella costa occidentale della Sardegna, in provincia di Oristano, sorge uno dei borghi più pittoreschi d’Italia, dominato da un castello medioevale, con le sue case multicolori lungo la foce del fiume Temo che la divide in due con forme sinuose. (la Repubblica) 

IL CLOU DEL CARNEVALE
Il giorno più importante è il Martedì Grasso, con la questua effettuata casa per casa che inizia all'alba e termina all'imbrunire. I questuanti indossano una giacca al rovescio, si tingono il viso di nero con la fuliggine e si segnano la fronte con una croce rossa. Ciascun membro porta con sé uno spiedo e una bisaccia. Per ogni visita si esibiscono in canti satirici improvvisati, legati alla tradizione sarda. Come compenso ricevono carne, salsicce, formaggio, frutta e dolci che vengono infilzati negli spiedi o riposti nelle bisacce.

LE MASCHERE
Il Martedì Grasso sfilano Gioldzi (il Re Giorgio, un fantoccio simbolo del carnevale) e le maschere di S'attittidu. Dalle prime ore del mattino, le Attittadoras piangono la morte di Gioldzi facendo riecheggiare i loro lamenti per tutto il paese. Gioldzi ha le sembianze di un bambolotto portato in braccio o sopra una carriola.
Sotto le spoglie della maschera principale de Is Attittadorasa si celano uomini vestiti da vedove che vagano per il centro del paese rappresentando questo sgangherato rito funebre. Le maschere vagano porgendo un bambolotto verso il seno delle donne chiedendo del latte per tenere in vita Gioldzi e quindi il carnevale. Chiedono latte ma spesso ricevono Malvasia, il vino tipico della zona.

LA FINE DEL CARNEVALE

Al tramonto le maschere delle Attittadoras lasciano il posto alle anime del carnevale, maschere vestite di bianco che rappresentano le anime del carnevale che sta finendo. Col viso annerito dalla cenere vagano alla ricerca di Gioldzi, quando lo trovano il fantoccio viene bruciato. Questo fuoco simboleggia la fine del carnevale.